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Juventus-Inter 2-0

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Tanta delusione e tifosi mortificati da una carrellata di infiniti errori. Dopo un primo tempo dignitoso, con un buon pressing e personalità, l’errore di D’Ambrosio, un assist che ha il sapore dell’autogol e poi il solito rigorino, annichiliscono quel poco di buono fatto nei primi 45′. Avrei voluto scrivere di una gara grintosa, combattuta, con azioni emozionanti, occasioni perse o sprecate, parate di Buffon, giocate di qualità, tiri a porta. Avrei voluto commentare un gioco spumeggiante o almeno divertente, veloce e concreto. Avrei voluto scrivere di gol fatti da grandi giocatori e tutto questo a prescindere dal risultato finale e invece niente. Mi toccherebbe raccontare l’ennesima gara persa, fallita, mediocre, giocata ad una velocità anni 20′, senza idee e senza qualità. Dovrei descrivervi per l’ennesima volta i miracoli, inutili, di Handanovic, dei tentativi oramai teneri di fingere grinta e voglia di vincere in mezzo al campo, di alcuni eh, non di tutti ovviamente, di zero azioni da gol in più di ottanta minuti e soprattutto dovrei parlarvi dei gol dei padroni di casa: il primo su assist del nostro terzino, segnato da tale Bonucci e il secondo siglato ancora una volta da Morata che segna solo contro di noi, su rigore. Dovrei parlarvi dell’ennesimo cambio di modulo di Mancini e dei giocatori, vedi Murillo o Felipe Melo, che non ci hanno capito niente per lunghi tratti di partita o del solito ectoplasmatico Icardi e dovrei sottolineare che un Inter, certamente mediocre, non è, ovviamente, riuscita a battere una squadra, capolista, per nulla irresistibile, appena sufficiente col suo gioco fatto di ripartenze e che quindi il nostro è stato un vero e proprio suicidio condito di mille errori individuali che ormai fanno solo rabbia, altro che tenerezza. Avrei dovuto insomma raccontarvi l’ennesima partitaccia/figuraccia che ci allontana, con la settima sconfitta in campionato, sempre di più da quell’ipotetico terzo posto che ormai appare sempre più una chimera, con Roma e Fiorentina messe sicuramente meglio di noi e con un divario tecnico-tattico lapalissiano. Dunque, poichè ormai sembra ripetitivo tutto questo, perchè ormai il più delle volte, a prescindere dal risultato, questo è l’andazzo e purtroppo a quanto pare non c’è verso di cambiarlo, non aggiungerò altro. In settimana, ci ritroveremo a Milano, ancora l’un contro l’altro armati, per una partita quasi inutile, se tutto resterà immutato e non c’è motivo di pensare che qualcosa cambi e che probabilmente mi costringerà ad una sintesi ancora più stringata.

Amala.

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  • Mi piace ricordare il grandioso passato e lo amo, ma è nel presente che vivo ed amo, e non posso amare questa caterva di inutile nullità che il destino ci ha riservato; è proprio vero che non c'è limite alla indecenza, ma se ci fosse stato sarebbe stato l'unico traguardo raggiunto da questa patetica e meschina accozzaglia.
    Io amo questi colori, non quelli che oggi se ne vestono indegnamente.

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