Inter-Sassuolo 1-2

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Dopo il silenzio decoroso, a stento trattenuto, relativo alla sconfitta contro il Genoa, ritorniamo a parlare di calcio giocato… ah no… niente, ne abbiamo persa un’altra…

Otto partite, due punti; quattro sconfitte consecutive; tre allenatori cambiati; una squadra allo sbando; una società che sembra andare avanti solo a colpi di proclami; una giusta, giustissima e, come sempre, originale, contestazione della tifoseria più accesa, più calorosa, più “arrabbiata”, durata circa venti minuti di gara, tra cori e striscioni, ce n’era per tutti, prima di abbandonare lo stadio in massa. Un quadro degno di essere esposto al migliore dei musei degli orrori. Certamente c’è anche una buona dose di sfortuna, non è che uno vuole infierire a tutti i costi e senza pietà, visto che ogni errore viene subito amplificato dai peggiori effetti possibili, ma quanta incapacità, quanta pochezza, quanta rabbia. La partita col Sassuolo non è diversa dalle precedenti nella sostanza. I nerazzurri partono bene, sotto i cori di protesta dello stadio, ma i ritmi sono lenti. Gli ospiti controllano e provano a ripartire e per una buona mezz’ora il pallino è in mano a Icardi e compagni. L’apice dello sforzo è il palo del capitano che prende il legno prima col pallone e poi col leone, pardon, col petto. Quando la Nord ha oramai svuotato l’anello verde, almeno loro se la sono risparmiata l’ennesima bruttura, arriva il gol verde-nero, figlio dell’erroraccio di Murillo e si ritorna ai soliti annaspamenti. Il resto della gara è poco più o poco meno imbarazzante del solito, tanto stiamo lì. A inizio ripresa il Sassuolo raddoppia e solo verso la fine Eder, complice un rimpallo, dimezza la figuraccia. Fine. Unica nota positiva, se vogliamo, l’ennesima breve, ma apprezzata, comparsata di Gabigol, buttato nella mischia quasi a furor di popolo dal neo-bis-traghettatore Vecchi. La solita prestazione confusa e scadente della squadra tutta, con buona pace di quei pochi che ci hanno provato a tenere la barca a galla, porta all’ennesima sconfitta. Su questo non c’è oramai molto più da dire, se non, per dovere di cronaca, che la sconfitta chiude definitivamente il discorso Europa League. Con buona pace di chi pensava fosse doveroso provarci fino alla fine, per un’etica dello sport, un dovere morale e interessi economici e di chi, pragmaticamente, auspicava, speriamo a buona ragione, un nuovo corso, un reset generale e quindi preferiva ripartire solo dal campionato.

Sempre per dovere di cronaca e per giusta causa, va anche detto che quei pochi a meritare un cenno di lode sono Handanovic che evita un passivo più pesante, D’Ambrosio che quanto meno corre e si danna quanto può come Eder del resto e Andreolli che, alla prima gara da titolare, non può essere crocifisso e equiparato a chi per tutto l’anno ci ha offerto un mediocre spettacolo. Vecchi ha dato un’ultima chance ai “titolari” affinchè si riprendessero onore e dignità: errore. Considerato che oramai il campionato non ha più senso, si sono falliti tutti i possibili obiettivi e, per fortuna, non c’è il rischio di retrocedere pur avendo una media da ultima in classifica, è lecito auspicare come dai più invocata, una bella pulizia che almeno dia merito a chi si è impegnato per davvero e magari non ha giocato o è finito nel calderone dell’infamia per via di chi evidentemente di professionale ha solo lo stipendio. Per ripartire non c’è bisogno di aspettare l’estate, il mercato: ci sono giocatori come Gabigol che praticamente non hanno mai avuto la chance di mostrare quanto valgono e giovani primavera sicuramente degni di esordire nella massima serie. A due partite dal termine del campionato, Vecchi faccia un regalo ai tifosi che se lo meriterebbero per tante ragioni: ci regali un’emozione, una speranza per il futuro prossimo, dia un senso all’esonero, inutile, del suo predecessore.

Esonero di Pioli – A prescindere dal fatto che esonerare un allenatore a tre giornate dalla fine del campionato appare una cosa quanto meno ridicola, ma veramente in società qualcuno pensava che sarebbe cambiato qualcosa? Se l’idea era di rendersi ridicoli, più di quanto non si sia già fatto, la strada è quella giusta. Qualcuno, tra dirigenti e tifosi, ha dimenticato che De Boer fu esonerato quando l’andazzo era lo stesso, ma con buona parte del campionato ancora da giocare. Ha dimenticato che Pioli, piaccia o meno, qui non discutiamo il valore assoluto dell’allenatore, è riuscito a invertire quella tendenza fino a far sognare che una squadra dallo scarso rendimento, da anni in lotta per un quinto/sesto posto, potesse competere per un posto in Champions. Ha dimenticato che senza quella serie positiva, oggi, col rendimento in corso, invece di preoccuparci di non riuscire ad arrivare in Europa, dovevamo preoccuparci di lasciare il posto alla Spal e quel che è peggio, a giusta ragione. Insomma, esonerare a tre giornate dalla fine del campionato, dalla sera alla mattina, l’allenatore che ha regalato la salvezza e la permanenza in serie A a una squadra che oramai pensa di meritare solo per diritto divino e per blasone ciò che sul campo non meriterebbe nemmeno di sognare, non è apparso un segno di forza, ma di grande debolezza, senza andare oltre sulle valutazioni dal punto di vista umano che, se nel calcio contassero ancora qualcosa o almeno all’Inter fosse così, magari vedrebbero anche una più accorta gestione della squadra e delle pecche caratteriali dei singoli. Per dirla in breve, Pioli ti salva dal peggiore degli epiloghi e tu lo cacci via? Oramai in gioco c’era solo la dignità, ma a quanto pare anche quella all’Inter ha fatto le valigie e se ne è andata insieme allo Special One, ormai qualche anno fa…

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