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ESCLUSIVO – Gineprini svela: “L’Inter è un valore per Suning, ma il giocattolo si è rotto”

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Benvenuti al primo appuntamento della rubrica Convivium, in uscita ogni martedì. Il convivio era per gli antichi il momento in cui condividere idee, opinioni, discutere e assaggiare piatti e bevande prelibati. Il tutto in buona compagnia. Non lasciatevi fuorviare dal latineggiante titolo, perché si parlerà di Inter, con interviste, approfondimenti e analisi. Per il primo incontro è con noi – a deliziarci – Nicholas Gineprini, esperto di calcio asiatico, nonché fondatore della pagina All Asian Football e autore del libro ‘Il sogno cinese: storia ed economia del calcio in Cina’. 

Nicholas Gineprini alla presentazione del suo libro “Il sogno cinese”

Prima domanda Nicholas: la Cina non investe più nel calcio. E’ un’affermazione corretta?

No, la Cina continua ad investire nel calcio a livello giovanile e nella costruzione di stadi ed infrastrutture. La Cina ospiterà la Coppa d’Asia del 2023 e la prima Coppa del Mondo del club a formato espanso. Sono stati limitati gli investimenti nel calcio della Chinese Super League perché si basano su un modello di business assolutamente folle, che portano le squadre a perdere decine di milioni di euro all’anno.

Agli occhi dei cinesi e del Partito Comunista, vale a dire Xi Jinping, come fu visto allora e viene visto ora il colosso Suning e il suo investimento nell’Inter? Ci può riassumere le tappe che hanno portato a questo momento tragico?

Suning è in buoni rapporti con il governo cinese, tanto che da qualche anno Zhang Jindong è stato eletto al National Committee del Partito comunista cinese. Non ci sono stati scontri aperti fra Suning ed il partito come è successo recentemente con Alibaba o in passato con il gruppo Wanda. Ma, dopo una serie di grandi investimenti e continue acquisizioni di squadre europee, il governo ha messo dei limiti in quanto vi sono stati dei casi poco edificanti per l’immagine della Cina, vedi quello eclatante del Milan o quello dell’Aston Villa. Dunque, anche Suning e gli sponsor cinesi dell’Inter non sono esenti da queste limitazioni e maggiori controlli per investire nel settore sportivo all’estero.

L’ingerenza del governo cinese nelle aziende si è inasprita con la pandemia oppure è solo una impressione occidentale?

Recentemente il governo ha una sorta di conflitto con i grandi colossi di internet quali Tencent e Alibaba. Ha fatto molto discutere il fatto che Jack Ma, il re dell’e-commerce in Cina (e socio anche di Suning), è tonato sulla scena pubblica dopo diversi mesi in quanto aveva mosso delle critiche al governo.

Notizia recente è che Suning abbia interrotto le trattative con BC Partners per la cessione di alcune quote dell’Inter. Zhang Jindong si aspetta una cifra vicina ai 900 mln. Quanto influisce la mentalità cinese in questa operazione? Possibile che in assenza di un offerente che possa pareggiare la richiesta, Suning continui a controllare l’Inter aspettando un fondo o acquirente che si avvicini a quanto richiesto?

Penso che sia difficile per l’Inter continuare a controllare il club senza l’ingresso di nuovi soci, in quanto i debiti sono consistenti e non è possibile, o perlomeno molto difficile, effettuare un aumento di capitale. Da quello che è emerso nelle ultime settimane Suning vuole cercare un socio, non uscire completamente dal business. L’Inter è qualcosa di assoluto valore che la proprietà cinese vuole valorizzare (a differenza dello Jiangsu FC).

Steven Zhang, presidente dell’Inter, insieme a suo padre, Zhang Jindong, fondatore di Suning.com.

Per quanto riguarda gli stipendi arretrati, sia di Inter che dello Jiangsu FC, qual è la vera situazione? Altri club sono morosi? E’ un problema di liquidità o c’è altro? Perché alcune aziende che controllano dei club in Cina hanno tali difficoltà?

Da quello che risulta, lo Jiangsu FC ha pagato gli stipendi arretrati l’ultimo giorno disponibile, il 29 gennaio, ma, da quel che si dice, potrebbe essere che il club ha fatto firmare ai giocatori i documenti di aver ricevuto gli arretrati, con la promessa di adempiere nei mesi successivi. Invece Tianjin e Chongqing (quest’ultimo club di Jiang Lizhang, ex proprietario del Parma) non hanno pagato gli stipendi ed ora rischiano la squalifica.

Quest’anno, con la pandemia ed una minor visibilità, le aziende proprietarie stanno cercando di svincolarsi dal loro costoso giocattolo. Inoltre, il fatto di rimuovere i nomi aziendali è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, tanto che alcuni club della Super League hanno venduto le loro quote, con le squadre che hanno cambiato persino città. Lo Jiangsu dopo aver vinto il campionato sarà completamente smantellato: il contratto di Teixeira non è stato rinnovato, mentre all’allenatore Cosmin è stata proposta una riduzione dell’ingaggio. Ricordiamo che Suning come società è sana e nel Q3 del 2020 ha fatto registrare un utile da 119 milioni di euro, ma il giocattolo calcistico in Cina non funziona più.

Grazie a Nicholas Gineprini per l’intervista. L’appuntamento con Convivium è a martedì prossimo! Sempre su iotifointer.it.

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Published by
Matteo Tombolini