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CONVIVIUM – L’estetica di Conte: chi vince vince, chi perde perde. Facile, no?

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Ci siamo accorti che l’estetica vale più di uno scudetto, così come ci siamo accorti che stare al comando dà fastidio a qualcuno. In questa nuova puntata della rubrica Convivium andremo ad analizzare il gioco di A. Conte, colui che porterà allo scu… alla rovina l’Inter vincendo. Che strano il mondo!

Chi l’avrebbe detto mai? Vincere è una rovina. Se pensate che dopo dieci anni sognare di vincere lo scudetto sia una grande felicità, vi sbagliate! L’Inter gioca male e vince, intollerabile. Non è mai successo, ad oggi, che qualcuno abbia vinto, ma che dico, agognato di superare l’avversario tramite il brutto gioco. Il calcio, dicevano, è un gioco semplice: bisogna passare la palla al compagno per segnare. Se segni e giochi male ti assegnano lo stesso 3 punti.

La grande verità che nessuno vi ha detto. Vi ricordate il “corto muso” di allegriana memoria? Già dava fastidio quel pensiero così innovativo quanto arcaico. Chi vince vince, chi perde perde. E’ alla base di ogni gioco, di ogni sport. Eppure, per riportare la chiesa al centro del villaggio, bisogna prima allentare la furia dei mulini a vento (leggasi i prostituti intellettuali). A pensarci bene, è il centro che deve spostarsi da noi, è l’Inter ora la prima della classe, ma non si vedono elogi.

Andiamo ad analizzare il brutto gioco di Conte. Nelle ultime 4 partite la stanchezza dei reduci delle Nazionali, la poca lucidità die nostri centrocampisti (Barella su tutti) ha fatto sì che il filtro del gioco diventasse più rigido. La conseguenza è stata evidente: manovra macchinosa e pochi gol. E quindi? Vi ricordate quando col Mancio eravamo primi con Medel e altri boss di scampagnate? Ogni partita era vinta per 1-0 e i pareggi ne arrivarono a profusione. Poi il tracollo di gennaio, tracollo che puntualmente fino a Spalletti si è verificato.

Costruzione dal basso, un attaccante (Lukaku) viene a ricevere la palla con le spalle rivolte alla porta avversaria, scarico su un centrocampista, che allarga per un esterno, due soluzioni: ridarla al mediano o puntare la porta per poi scaricarla su un attaccante. Semplice. Vien da sé che questo tipo di manovra non è possibile replicarla all’infinito. E infatti sono stati di più i palloni toccati dai difensori o di più gli scambi fra centrocampisti e difensori che fra centrocampisti/attaccanti. E allora? Si vince, sempre per l’Inter, col sorriso e il brutto gioco nel cuore. Perché tanto giocare bene o giocare male non fa differenza. Troveranno sempre il quid in più per criticare la Beneamata.

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Published by
Matteo Tombolini