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Ma è davvero imbattibile il City? Se c’è una squadra che può mettere in crisi i Guardiola’s boys è l’Inter. Vediamo perchè…

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Ma è davvero imbattibile il Manchester City? L’analisi di sportmediaset.it sulla finale Champions.
“Se c’è una squadra che può mettere in difficoltà la formazione di Guardiola è proprio l’Inter – scrive il sito targato Mediaset – Inzaghi e i suoi analisti stanno lavorando sulle caratteristiche degli avversari e, tra video ed esercitazioni sul campo, una cosa è certa: i nerazzurri sapranno esattamente come comportarsi in tutte le fasi della partita. La teoria, però, da sola non basta…
Il City ha caratteristiche ben precise, che possono variare a seconda di chi si trova di fronte. A volte possono variare anche troppo, come sostiene chi accusa Guardiola di “overthinking”. L’impressione, però, è che il precedente della finale di Champions di due anni fa con il Chelsea abbia fatto passare a Pep le voglie di trasformismo. E’ quindi più facile ipotizzare la formazione e le direttrici di gioco. L’adattamento sarà più che altro legato all’attenzione maniacale alle transizioni negative, per evitare di farsi bucare dalle verticalizzazioni dell’Inter. In fase difensiva il City può pressare alto, orientando il possesso avversario controllando precise zone di campo e non uomo su uomo. Ci sarà, però, chi andrà a braccare da vicino il play nerazzurro.

Guardiola avrà sicuramente studiato le uscite dal basso nerazzurre, in una costruzione che varia a seconda dell’atteggiamento difensivo avversario. L’Inter può fare avanzare uno dei tre centrali, o anche due, abbassare il regista, utilizzare la sovrapposizione esterna di uno tra Bastoni e Darmian, oppure allargarli per fare “alzare” Dumfries e Dimarco. La pressione a zona è sicuramente più indicata per evitare di farsi portare in giro dai movimenti dei giocatori di Inzaghi. L’aggressione uomo su uomo è controproducente, come ha dimostrato la partita con l’Atalanta, perché, scaricando il pallone sul portiere, Onana ha la possibilità di andare subito in verticale sulle punte che si vengono a trovare in parità numerica.

Pressare scalando, in ogni caso, lascia per forza di cose delle zone libere che possono essere raggiunte dalla precisione nel lancio del portiere nerazzurro. Il City porta un centrale difensivo, Stones, a metà campo per aiutare Rodri in impostazione. Walker tende a spingere quasi in posizione di mezzala destra, e andare a pescare un esterno alle spalle del laterale del City può essere una risorsa da sfruttare, insieme alla ricerca della profondità immediata, appena recuperata palla, per trovare le due punte in parità numerica con Akanji e Ruben Dias. Sempre se si riesce a evitare la riaggressione del Manchester…

La squadra di Guardiola è anche in grado di difendere posizionalmente, con un 4-4-2 in cui De Bruyne si affianca a Haaland e i due laterali d’attacco scendono in linea con Gundogan e Rodri. In questo caso l’Inter potrà sfruttare una delle sue caratteristiche principali in fase offensiva: il possesso palla, anche prolungato, in cui con pazienza cerca di muovere gli avversari senza farsi troppi problemi nel ricominciare l’azione quando non trova sbocchi. Il City, quando attacca, tiene i due esterni d’attacco alti e larghi, con De Bruyne e Gundogan a occupare i mezzi spazi sulla trequarti, Walker che diventa mezzala e Rodri e Stones a impostare il gioco e a coprire gli spazi in caso di perdita del pallone. Da qui nascono dei giochi d’attacco che si ripetono ma che non sono facili da contrastare.

Se l’esterno alto è in possesso e viene affrontato dal “quinto” avversario, e se il centrale di parte rimane vicino al collega di reparto per dare copertura su Haaland, il City cerca l’inserimento in area di uno tra De Bruyne e Gundogan (a seconda del fatto che l’azione sia a destra o a sinistra). Se invece il difensore segue il movimento profondo dei due trequartisti, il centravanti norvegese si viene a trovare in una situazione più favorevole, visto che lo cura un avversario in meno. La squadra di Guardiola sa riconoscere le situazioni e capire quando e come agire. Anche in fase di attacco posizionale sarà complicato per Darmian e Bastoni uscire su Gundogan e De Bruyne lasciano Acerbi in uno contro uno con Haaland. La coperta, comunque, è sempre corta perché Barella e l’altra mezzala rischiano di abbassarsi troppo e dovranno anche andare in raddoppio esterno su Grealish e Bernardo Silva, sempre tenendo d’occhio Rodri e Stones. Una delle punte dovrà abbassarsi, inevitabilmente, in fase difensiva e sarà fondamentale il lavoro del play nello schermare i palloni centrali verso Haaland”.
(FONTE: SPORTMEDIASET.IT)

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La Redazione