Sconcerti: “L’Inter è più completa della Juventus, ma non migliore”


Nel giorno dell’atteso derby d’Italia, Mario Sconcerti analizza la differenza tra Inter e Juventus. Questo il pensiero del giornalista riportato al Corriere della Sera  “L’Inter è più completa della Juve. Non migliore, più completa. Ha un solo ruolo in discussione, quello di chi deve far girare la squadra, ma non è scoperta, ha comunque Brozovic. La Juventus ha una difesa spezzata dall’infortunio di De Ligt e dal non recupero di Chiellini. Quando ci si affanna a far piccolo Bonucci senza Chiellini si dice una cosa ovvia. La Juve va avanti a scatti, può giocare benissimo ma non stabilmente. La Juve dipende dai gol di Ronaldo, l’Inter dal gioco di Lukaku.Nel complesso è evidente che l’Inter è arrivata al massimo di quello che può dare mentre la Juve ha altra strada davanti”. 

Questo mi porta a pensare che oggi sia favorita l’Inter. Ma è un pronostico che va preso con sufficiente ironia. La vera grande differenza tra la Juve e l’Inter sta da un’altra parte ed è adesso tutta societaria. La Juve ha la stessa proprietà da 97 anni. Questo significa continuità di gestione e di rapporti con un calcio che è cambiato continuamente. Quando si parla dei privilegi della Juve si parla di questo, dei rapporti che ha costruito, degli ambienti che si è creata intorno, delle complicità, delle alleanze che sono nate e si sono allargate, di tutto l’infinito gioco economico e politico che la vita di una grande azienda costruisce in un secolo. Fino a diventare sistema”.

“L’Inter dipende adesso non tanto da una propria crisi ma da una decisione di politica interna del governo cinese. È inaccettabile. Quando sono arrivati i presidenti stranieri non abbiamo perso solo l’italianità del calcio, abbiamo perso qualunque rapporto sociale con le nostre squadre. Ci siamo venduti per una sperabile mancia sul mercato ma siamo diventati in quel momento ognuno straniero al proprio mondo. Possiamo solo subire, non abbiamo parola. Quando c’era Moratti sapevamo dove prendeva il caffè, andavamo tutti al bar con lui a parlare di Inter. Se non ci andava bene protestavamo, ma sapevamo dove era la chiesa. Ora siamo in mano a chi? Che vuol dire appartenere a un fondo? Solo che non esiste più un’azienda al mondo che possa spendere oggi un miliardo per un’attività in cui la ragione sociale è vincere, non guadagnare”.

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