Conte, il Fantacalcio, Ronaldo, l’idolo, il Ramadan, il Marocco, Ghali: 7 cose che non sapete di Hakimi


Achraf Hakimi ha rilasciato una lunga intervista a La Repubblica.
“Il bacio di Conte? È stato un bellissimo gesto d’affetto, il mister è con noi qualunque cosa succeda. È un fratello maggiore, per età ed esperienza. Ci lascia liberi, ci permette di divertirci e in campo si vede. Fa parte di quel gruppo che lui stesso ha costruito”.

Idolo del Fantacalcio

Oltre ai tifosi dell’Inter, le vogliono bene quelli che l’hanno in squadra al Fantacalcio. Non tanti difensori fanno 6 gol e 5 assist.
“Me lo hanno detto! Non conoscevo il Fantacalcio. È simile ai giochi che facevo da bambino. Sono contento di avere portato bonus a chi mi ha scelto. Però nel calcio vero il primo pensiero è impedire che gli avversari arrivino alla nostra porta”.

Qual è il segreto di questa Inter?
“Vogliamo le stesse cose, seguiamo un’unica strada, siamo uniti anche fuori dal campo. L’eliminazione dalla Champions ci ha permesso di concentrarci sul campionato. Le sconfitte ci hanno aiutato a capire cosa volevamo”.

Il suo agente ha dichiarato che fra le dieci squadre che la volevano c’era il Napoli.
“Mi cercavano perché sono giovane e a Dortmund ho lavorato bene. Ma la squadra che mi attirava di più era l’Inter, un progetto di crescita. E spero di restare a lungo in questo club, sono felice. Questa squadra farà parlare di sé anche in Europa”.

Il sogno di giocare con Ronaldo il fenomeno

Ronaldo, il fenomeno, dice che gli sarebbe piaciuto giocare con lei. Cosa avreste potuto fare insieme?
“Mi chiedo cosa non avremmo potuto fare! Con Ronaldo si può fare tutto. Sarebbe stato bellissimo poter correre in fascia e servirgli un assist”.

Chi è il suo modello di calciatore?
“Marcelo. Di lui mi piace tutto: la personalità, l’immagine, il gioco”.

Nato e cresciuto nella periferia di Madrid, ha però scelto il passaporto marocchino.
“È stato naturale. Mi sento marocchino come i miei genitori, ne vado orgoglioso. Il Marocco è la mia casa, la mia cultura. Ogni volta che sento l’inno, so che nel mondo altri milioni di persone lo stanno ascoltando con me, provando quel che provo io. In Marocco il calcio è vissuto con ancor più intensità”.

Al Borussia Dortmund, dopo un gol, esultò in ginocchio per ricordare George Floyd. Cosa può fare il calcio per combattere il razzismo?
“Noi persone pubbliche dobbiamo dire al mondo che non esistono differenze e impegnarci perché il razzismo non esista più. È un enorme dispiacere che sopravviva, in questo secolo. Le persone vengono trattate diversamente per il colore della propria pelle. Non lo meritano, non è accettabile. Abbiamo tutti un cuore, e arriva un momento nella vita in cui bisogna capirlo”.

Il Ramadan, la famiglia, la musica…

Ramadan. È difficile conciliare il digiuno con allenamenti e partite?
“Lo è, non lo nego. Ma è un sacrificio importante per la mia cultura, a cui tengo molto. Quello che conta, per recuperare energie, è riposare bene”.

Chi è il suo idolo?
“Mio padre. Quando era bambino faceva il venditore ambulante al mercato, mia madre lavorava in casa. Insieme hanno fatto grandi sacrifici per portare il pane in tavola. Oggi posso permettermi di farli stare bene e godersi i nipoti. Anche mio fratello Nabil è un punto di riferimento. Insieme siamo cresciuti, abbiamo lottato”.

La passione per la musica…
“Devo ringraziare anche la musica di Ghali, che ha origini arabe come me. Lo ascoltavamo già in Spagna. È
bravissimo, mi piacerebbe conoscerlo un giorno”.
(FONTE: LA REPUBBLICA)

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