IL RACCONTO – Io, editor di iotifointer.it, allo Juventus Stadium la settimana prima del Derby d’Italia

Non prendete impegni per ottobre, sarete miei ospiti”. Un’amicizia nata al mare si trasforma in un viaggio all’interno del mondo bianconero.
E così, il sottoscritto, editor di iotifointer.it, finisce per mettere piede per la prima volta allo Juventus Stadium ad assistere a Juve – Roma la settimana prima di Inter – Juve, gara-madre di tutte le battaglie tra nerazzurri e gobbi.
Metti una quattro-giorni a Torino a casa (e in compagnia) di Roberto, Massimo, Ilaria e Simona, amici juventini conosciuti a Lido di Fermo (Marche) con lo sfondo di Juve – Roma e la prima volta allo Stadium ‘forzato’ anche da mio figlio Leonardo, 10 anni, tifoso più di CR7 che della Juve ma anche simpatizzante dell’Inter per solidarietà al papà.
Una premessa: a casa di Roberto tutto sa di Juve, dagli orologi appesi alle pareti fino ai tappetini del letto (e qui ho risposto al fuoco sfoggiando delle pantofole griffate!).

In un attimo – io, Roberto, Massimo, mio figlio Leo e Ruggero (capo combriccola ma di fede milanista) – siamo in mezzo al popolo bianconero, tra musica da discoteca, inni pro Juve e insulti a Mourinho (io sotto sotto speravo che l’uomo del Triplete facesse uno scherzetto e invece…).
La partita è andata come tutti sapete (1-0 per la Juve), al gol di Keane l’amico Roberto mi è saltato addosso, ho resistito, ma l’onda godereccia ha investito tutti, dai tifosi vicini fino a mio figlio Leo.
Ogni tanto io e Ruggero (il milanista) ci guardavamo negli occhi cercando di rafforzare l’asse milanese a mo’ di macumba e in ottica anti-Torino ma non ha funzionato. Il rigore sbagliato dalla Roma? Niente da fare, speravo in un pareggio ma evidentemente non era serata.
Due considerazioni post gara: la Juve non mi ha impressionato (come a dire, per domenica sono fiducioso), diciamo che la Roma avrebbe meritato quanto meno il pareggio;
lo stadio è un gioiello, un mix perfetto tra architettura e funzionalità, e qui tocca fare i complimenti alla famiglia Agnelli per l’intuito e per aver trasformato quella che era un’area depressa in un quartiere vivo e pulsante con negozi, servizi, strutture sportive e ricettive.
Ecco, mentre noi discutiamo di cosa fare di San Siro (ristrutturarlo? costruirne uno nuovo?) loro sono già proiettati nel futuro.
Ma torniamo al presente, Inter – Juve chiama, cosa augurarsi? Che vinca il migliore, cioè noi (anche se Roberto e Massimo la penseranno diversamente…).

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