Antonello: “Il Governo aiuta tutti i settori, ma non il calcio. Non è negli stadi che si diffonde il virus”

L’amministratore delegato area Corporate dell’Inter, Alessandro Antonello, ha commentato a La Gazzetta dello Sport la decisione di ieri presa in Lega di ridurre la capienza a 5mila spettatori per il 22esimo e 23esimo turno di Serie A, su richiesta del Governo.

“Non siamo contenti, ma speriamo che questo passo indietro, compiuto nella consapevolezza che la tutela della salute venga prima di tutto, sia compreso e apprezzato. Il provvedimento è stato votato all’unanimità, a dimostrazione che siamo tutti allineati, ma non nego ci sia stato un po’ di malumore per una certa demagogia che emerge da determinate richieste. Pensare di chiudere gli stadi, all’aperto, ma lasciare i cinema alla massima capienza è strano, no? C’è stato anche chi ha fatto notare che durante le festività natalizie, con il campionato fermo, la curva dei contagi purtroppo non ha rallentato, anzi. Segno che non è negli stadi che si diffonde il virus”.

L’ipotesi di una chiusura totale degli stadi avrebbe un impatto ulteriormente devastante, che si sommerebbe a quelli già pagati dal calcio dall’inizio della pandemia: “Sarebbe un colpo durissimo per club che da due anni soffrono le conseguenze economiche dell’emergenza Covid. Il calcio è un settore determinante per il Paese, anche a livello di Pil, ma nonostante questo non ha ricevuto adeguati ristori. Il governo finora ha dato al calcio appena 56 milioni per tamponi e sanificazioni, di cui solo 5 in Serie A, più alcune dilazioni fiscali e contributive, che restano comunque soldi che le società dovranno pagare. Il settore cinema invece ha ricevuto oltre un miliardo di euro. Sul nostro mondo temo pesino ancora troppi pregiudizi, perché è vero che il grande giocatore guadagna tantissimo – come del resto alcuni grandi attori – ma è vero pure che dietro al pallone esiste e resiste un capitale umano fatto di migliaia di lavoratori che sono i primi a fare le spese di certi atteggiamenti. Il governo sta tutelando il lavoro di tutti i settori del Paese, come è giusto che sia, ma il calcio non viene ascoltato. Spero davvero che si evitino ulteriori penalizzazioni al settore già duramente colpito ed auspico interventi concreti a supporto dei lavoratori del mondo sportivo e delle aziende della filiera”.

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