Inzaghi, strigliata alla squadra: decibel alti, toni duri. Poi summit con la dirigenza

Simone Inzaghi non ci sta. La classifica adesso non sorride più alla sua Inter e la possibilità di vedersi sfilare lo Scudetto da una delle tre dirette concorrenti si fa sempre più concreta. Lo ha detto alla squadra dopo la seduta di allenamento ad Appiano Gentile e non lo ha fatto in maniera morbida, scegliendo un’inversione decisa rispetto allo stile comunicativo e ai toni adottati in passato.

Come riporta La Gazzetta dello Sport, “prima di chiudersi in conclave con Marotta e Co., il tecnico nerazzurro ha strigliato per davvero l’intera squadra. Decibel più alti del solito, parole ferme e dure, appello alle motivazioni e all’orgoglio: in pratica, una nuova chiamata alle armi come quella di inizio stagione. Non si potranno ripetere più certi approcci mollicci alle partite che sono costati punti sanguinosi negli ultimi mesi. Con la possibilità di allenare finalmente senza impegni tra martedì e mercoledì, Inzaghi è convinto di poter presentare ogni settimana una squadra senza ruggine. E così si potrà ritrovare un po’ del vecchio caro cinismo, la cui mancanza è uno dei problemi dei nerazzurri”.

Basta alibi

A dieci giornate dalla fine, non è più il momento delle carezze e delle giustificazioni. “La richiesta del tecnico è stata scontata e accolta subito: basta concedere alibi ai giocatori, adesso inizia il tempo della responsabilità. Quei tre minuti di follia nel derby di ritorno del 5 febbraio hanno cambiato la stagione nerazzurra e l’intero campionato, ma il calo successivo a quella partita era stato inizialmente considerato come fisiologico. E, invece, la crisi si è rivelata molto più profonda e pericolosa, al punto che la squadra un po’ alla volta ha dilapidato il vecchio vantaggio e, soprattutto, le vecchie certezze”.

Il summit

Successivamente, Inzaghi ha incontrato tutta l’area sportiva del club: una vera e propria riunione con l’amministratore delegato Marotta, il direttore sportivo Ausilio, il suo vice Baccin e il vicepresidente Zanetti. “Tecnico e dirigenti ieri hanno convenuto sulla causa principale di questo calo misterioso: la stanchezza, sia quella del fisico che quella della mente. Gli effetti su una squadra spremuta come un limone per mesi si sono visti tutti insieme tra febbraio e inizio marzo, così la classifica ha smesso di essere amica: i nerazzurri non sono più padroni del proprio destino. Queste nove giornate più una da recuperare saranno un esame per misurare la crescita dello stesso Simone, alla prima esperienza in un top team con ambizione di successo: mentalità vincente e capacità di gestione faranno la differenza da qua in avanti, anche nella sfida incrociata con Stefano Pioli e Luciano Spalletti. Senza scordare il rischio di una rimonta sorniona di Max Allegri, il più abituato a veleggiare in questi mari”.

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