LA RIFLESSIONE – Rinunciare a Dybala perché Dzeko non si tocca: dite sul serio? Dov’è la lungimiranza manageriale?


Mai come nell’ultimo decennio abbiamo imparato ad osservare, insieme alle gesta sportive dei giocatori in campo, aspetti che con il mecenatismo degli anni Ottanta, Novanta e primi Duemila venivano sistematicamente ignorati. Bilancio, ricavi, costi, Fair Play Finanziario: la famosa sostenibilità economico-finanziaria. Concetto che viene ripetuto come un mantra nell’attuale panorama calcistico e soprattutto dagli amministratori delegati nerazzurri, Giuseppe Marotta e Alessandro Antonello. “La competitività sul campo deve andare di pari passo con la sostenibilità“.

Ma come si inquadra, in tale contesto, la figura di Paulo Dybala e il suo possibile arrivo all’Inter? Prima di soffermarci singolarmente su entrambi gli aspetti (quello tecnico e quello economico-manageriale), ricapitoliamo brevemente la cronologia.

Cosa è successo finora

La scorsa primavera, il giocatore e la Juventus non trovano l’accordo per il rinnovo: il rapporto si interrompe dopo sette anni di felice convivenza. Fin dal primo momento, l’Inter viene eletta come destinazione preferita della Joya, forte anche di un rapporto solido con Marotta (che lo volle proprio ai bianconeri prelevandolo dal Palermo). C’è l’amichevole di beneficenza organizzata da Eto’o nella quale l’argentino viene acclamato dal popolo interista a San Siro, ci sono le ammissioni dello stesso amministratore delegato (“Speriamo possa giocare con noi“) e del connazionale Zanetti (“Il giocatore ci interessa, c’è una trattativa in corso“), c’è l’incontro in sede datato 8 giugno con il suo agente Jorge Antun. In quell’occasione il finale della storia sembra scritto, ma di fatto non si raggiunge l’accordo definitivo a causa delle pretese del procuratore su commissioni, premio alla firma e in parte sull’ingaggio. Dybala è in vacanza, posta le foto con l’amico Correa, tutti pensano che da amici diventeranno presto compagni di squadra. Poi irrompe concretamente la possibilità Lukaku. Si deve chiudere necessariamente entro il 30 giugno, ci sono i benefici del Decreto Crescita da sfruttare, tempistiche da rispettare in maniera inderogabile: l’affare si fa, il belga torna all’Inter, Dybala passa in secondo piano.

E allora veniamo ad oggi, con il sovraffollamento nell’attacco nerazzurro. Inzaghi chiede quattro punte più un giovane, al momento gli attaccanti sono sei (Lautaro, Lukaku, Dzeko, Correa, Sanchez, Pinamonti): servono tre cessioni. Siamo al 15 luglio, Dybala è senza squadra e probabilmente stanco di aspettare, si fanno sotto Roma e Napoli, l’Inter si libererà di Sanchez e Pinamonti ma la terza uscita è molto più difficile da concretizzare e, forse, non c’è neanche la voglia dell’allenatore di mettere alla porta uno fra Dzeko e Correa. Ma è giusto che sia così? È una scelta lungimirante? È una buona soluzione aziendale?

L’aspetto tecnico

Come si può discutere la classe di Dybala? Crediamo non ci sia bisogno di soffermarci su questo aspetto. Semmai, l’unica vera incognita, come giustamente ricordano alcuni tifosi perplessi, è la tenuta fisica. Vero: negli ultimi due anni, l’argentino ha saltato parecchie partite. Affidare le sorti della squadra a lui sarebbe un bel rischio, senz’altro. Sì, peccato che non sarebbe questo il caso. Parliamo di un discorso valido se l’unico acquisto nel reparto avanzato fosse stato proprio l’ex 10 della Juventus, scelto eventualmente a discapito di Lukaku. Non è stato fatto. È per questo che Dybala sarebbe semmai un completamento, una meravigliosa opportunità e, qualora dovesse ricadere nella spirale degli infortuni, per l’Inter ci sarebbe un salvagente chiamato Lu-La.

E allora in molti dicono: posto che quella formata da Lautaro e Lukaku sarà la coppia sulla carta titolare di questa Inter, è proprio necessario versare 6 milioni netti l’anno ad un giocatore “ingombrante” come Dybala? Ebbene sì, è giusto. Lo è per varie motivazioni. Perché, in primis, sappiamo che mai come quest’anno il confine tra titolari e riserve sarà assai sfumato, vista la compressione del calendario: provate a guardare gli impegni da qui a novembre, per esempio. Vi accorgerete che sarà necessario alternare sistematicamente le coppie d’attacco per evitare di arrivare in primavera con una Lu-La dal fiato cortissimo. In secondo luogo, i cinque cambi sono ormai definitivi. E Dybala sarebbe senz’altro il primo nome chiamato in causa praticamente qualora partisse dalla panchina. Pensate a tutti i punti persi dall’Inter lo scorso anno, quando le difese chiuse impedivano ai nerazzurri di trovare la via del gol: Bologna-Inter, Torino-Inter, Inter-Fiorentina, Genoa-Inter. Ok, e adesso pensate alla capacità di Dybala di scardinare le difese con un’invenzione, di quelle che gli avversari non possono farci proprio nulla, per esempio un bel mancino a giro che si infila sotto il sette a difesa schierata: la specialità della casa. Sicuri che avremmo perso lo Scudetto?

L’Inter, se dovesse rimanere con la Lu-La più Dzeko e Correa, avrebbe comunque un buon attacco, attenzione. Ma non dimentichiamo che la carta d’identità del bosniaco ha fatto la differenza in negativo lo scorso anno e adesso si aggiungerà una candelina sulla sua torta: va per i 37 anni. E il Tucu? Beh, si tratta di un giocatore che, se sta bene, può infastidire parecchio le difese avversarie. Ma se avete dubbi sulla tenuta fisica della Joya, cosa dire di Correa? Date un’occhiata alle partite saltate per infortunio lo scorso anno da entrambi e poi riparliamone.

L’aspetto economico e manageriale

Soffermiamoci sull’attacco dell’Inter. Lukaku, nonostante la voglia di riabbracciare il nerazzurro e di rimanerci è comunque in prestito: fra un anno o due occorrerà investire su di lui e acquistarlo dal Chelsea. È saggio “accontentarsi” di un calciatore che, per quanto determinante in Serie A, si è comunque trasferito a titolo temporaneo ed il futuro è ancora un’incognita? E poi Lautaro. Se l’Inter godesse di una proprietà più…stabile, diciamo che sarebbe l’uomo copertina, il simbolo da non mettere in discussione e su cui fondare la squadra del presente e del futuro. Ma è questo il caso? Parliamo di una proprietà che, in nome di un corposo attivo che nuovamente l’Inter (e solo l’Inter) dovrà centrare anche quest’anno, non si è fatta problemi a mettere Skriniar, Milan Skriniar, nella lista dei sacrificabili. Quando parliamo di simboli, riflettiamoci su. Ad Appiano Gentile, purtroppo, tutti sono potenzialmente cedibili e il valore del Toro, qualora dovesse disputare un’altra stagione eccezionale e magari un grande Mondiale, schizzerebbe alle stelle. Sicuri, proprio sicuri, che Suning non si farebbe ingolosire in men che non si dica?

Andiamo avanti. Rinunciare a Dybala perché Dzeko non si tocca. C’è solo una domanda da fare: dite sul serio? A livello manageriale, non prendere un giocatore forte, molto forte, di 29 anni a parametro zero per scegliere di puntare su un (valido) 36enne che l’anno prossimo andrà in scadenza e verrà comunque perso a zero euro: è davvero una cosa che ha senso? Strano concetto di lungimiranza manageriale-aziendale. Riconosciamo che, per quanto riguarda Correa, la situazione sia più complessa: è stato pagato pochi mesi fa ben 31 milioni di euro, logico che i nerazzurri non vogliano fare minusvalenza. Per evitarla, dovrebbero incassare almeno 22,5 milioni dalla sua cessione: difficile, molto. L’unica strada sembra quella di un prestito. Ma se fosse l’unica soluzione, beh, percorriamola pure.

E poi c’è lui, Paulo Dybala. Un giocatore da 115 gol in sette stagioni con la Juventus, che ha portato a casa 12 trofei giocando una finale di Champions League e arrivandoci da protagonista. Un giocatore che arriverebbe a parametro zero, con un ingaggio più o meno pari a quello di Dzeko (5+1 di bonus contro 5,5 del bosniaco). Un giocatore che, dopo una decina di gol con la maglia dell’Inter e magari un paio di notti di Champions di quelle che fanno sognare, vedrebbe il suo valore schizzare vertiginosamente verso l’alto. Una plusvalenza che cammina, ma soprattutto (permettetecelo) un talento che meriteremmo di osservare a San Siro, magari insieme alla Lu-La. Con tutto il rispetto per chi dovrebbe lasciargli il posto. Se è vero che la competitività sul campo va legata alla sostenibilità economica, beh, Dybala ne è un esempio lampante in positivo. L’Inter non può, non deve farsi sfuggire l’opportunità.

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