Da “la squadra deve rimanere questa” a “non mi va di scherzare”: ecco l’altro volto di Simone Inzaghi


Da Simone Inzaghi l’aziendalista a Simone Inzaghi il decisionista. Tante volte il tecnico nerazzurro è stato tacciato di accondiscendenza nei confronti della proprietà, che l’anno scorso – come regalo di benvenuto – lo ha privato di Hakimi prima e di Lukaku poi, reinvestendo uno scarso 30% del ricavato. La turbolenta estate 2021 non condusse a sfoghi da parte del piacentino, che sicuramente accolse con dispiacere un mercato di quel tipo ma non esternò mai malumore, lodando anzi l’operato e la prontezza dei dirigenti oltre a non mostrare segnali di scollamento verso Zhang. Tuttavia, nel corso della stagione, spesso aveva messo i puntini sulle i, affermando che in estate molti davano l’Inter addirittura fuori dalle prime quattro: un modo per legittimare e rivendicare il proprio lavoro.

Le dichiarazioni

Dopo un anno, però, la situazione è diversa. Già nel corso della prima conferenza di vigilia della stagione, Inzaghi si è parecchio irrigidito dopo la domanda su una possibile grande cessione in uscita: “La squadra è quella concordata con proprietà e dirigenza. Ci manca solo il sostituto di Ranocchia e la società sta lavorando in merito. La squadra deve rimanere questa, di mercato non parlo più perché il mercato è chiuso in entrata e in uscita“.

Le parole di Marotta nel prepartita di Lecce-Inter, tuttavia, non hanno evidenziato una piena convergenza di vedute: “Il pensiero di Inzaghi è comprensibile perché sta lavorando con questa rosa e vorrebbe continuare. Noi però, come manager, abbiamo il compito di coniugare la competitività alla sostenibilità“. Quest’ultimo termine, ormai lo abbiamo imparato, richiama scenari non esattamente rosei: tutti abbiamo pensato all’eventualità di una possibile cessione pesante, in caso di offerta congrua. Ma privarsi di un big a campionato iniziato e con l’impossibilità di sostituirlo degnamente (il mercato è ormai giunto alle battute finali, le squadre con un progetto serio non si privano dei migliori in questo momento) sarebbe un pessimo segnale per il prosieguo della stagione e soprattutto sbugiarderebbe Inzaghi, facendogli perdere credibilità.

Già, perché lo stesso tecnico ha rincarato la dose nel post-partita su Sky, nel momento in cui gli opinionisti in studio hanno scherzato su una possibile cessione di Skriniar e sull’eventualità di sostituirlo con il nuovo innesto nello staff tecnico, Riccardo Ferri. Inzaghi non ha sorriso e ne ha pure spiegato il motivo: “Non mi va di scherzare sul mercato perché le altre acquistano ogni giorno e noi siamo sul giornale per vendere: questo non mi fa sorridere. La squadra deve rimanere questa. E poi leggo che noi siamo la favorita. Io ho tanto rispetto di voi ma non scherzo e non mi fa sorridere il fatto che finiamo sui giornali solo per cercare di trattenere i nostri giocatori“. E poi riecco il verbo “dovere”, quello che descrive il nuovo volto di Inzaghi: “Noi vogliamo andare avanti su tutti i fronti, la squadra deve rimanere questa”.

I motivi del cambiamento

Lo stravolgimento nella linea comunicativa dell’allenatore è fin troppo netto per non pensare alle mancate rassicurazioni ricevute sul mercato in uscita. Giocare col mercato aperto è difficile per tutti, ma per Inzaghi un po’ di più: il tecnico dell’Inter è l’unico, fra quelli delle squadre top in Italia, a dover preoccuparsi di trattenere i suoi giocatori e non ad acquistarne altri, come accade ad Allegri e Pioli. E allora certo, il bersaglio è (anche) la stampa, che apparentemente senza un motivo posiziona l’Inter in pole position per la corsa al prossimo Scudetto. Ma poi in fondo, se ci pensiamo bene, una ragione c’è ed è quella di alzare le aspettative prima per affossarla poi. Inzaghi lo ha capito fin troppo bene, dopo un anno di esperienza sulla panchina più impegnativa d’Italia, per mille motivi, anche e soprattutto storici.

Ma il “bersaglio”, se così vogliamo chiamarlo, risponde anche al nome di Steven Zhang. Ovvio che il piacentino affermi di essere totalmente allineato con la società, ma se così fosse non avrebbe bisogno di ribadire certi concetti in ogni apparizione pubblica. Perché l’allenatore, un anno fa, ha accettato il disinvestimento, ma non può essere la normalità per l’Inter privarsi ogni anno di un paio di big, visto che già è partito Perisic. Soprattutto, però, Inzaghi può parlare quanto vuole della Coppa Italia e della Supercoppa, ma in cuor suo soffre per quello Scudetto mancato. Ha delle responsabilità, certo, ma quelle principali sono da imputare alla proprietà. Ecco, il tecnico adesso avverte la pressione del secondo anno e non vuole ritrovarsi a fare da parafulmine e capro espiatorio in presenza di una proprietà non all’altezza dell’Inter. D’altronde, successe in parte a Mancini e Spalletti, ma pure a Conte: tutti, nel tempo, hanno parlato più o meno implicitamente di “promesse non rispettate”. E il fatto che un tecnico in questo senso pacato come Inzaghi abbia avvertito la necessità di parlare così dice tantissimo sulla tensione che sta vivendo in questi ultimi 15 giorni di mercato.

Una big, a questo punto, dovrebbe concentrarsi sul campo e su possibili rinforzi, non vivere con il terrore di essere privato dei propri calciatori migliori da un giorno all’altro. Ma è un discorso che non riguarda solo Inzaghi, visto che ieri pure Handanovic ha ribadito la necessità di non cedere nessuno, spendendosi pubblicamente sulla permanenza di Skriniar come avevano fatto pure D’Ambrosio e Bastoni. All’Inter, lato tecnico, tutti vogliono rimanere davvero competitivi e provare a prendersi quel tricolore sfuggito l’anno scorso e che fa ancora male, ogni volta in cui si osserva la maglietta del Milan. Ma la domanda più importante è: Zhang la pensa allo stesso modo?

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