Inzaghi e la voglia di vincere, Zhang e l’attivo di bilancio: ecco come Marotta media fra allenatore e presidente


Da una parte Simone Inzaghi, che ha ribadito prima e dopo la partita di Lecce la necessità di mantenere intatta la propria rosa per puntare allo Scudetto. Dall’altra Steven Zhang, che alla fine dello scorso campionato ha comunicato ai suoi dirigenti gli obiettivi economici del club, che si traducono in un saldo attivo di 60 milioni da centrare sul mercato entro il 30 giugno 2023. Non parliamo di una contrapposizione né di una crepa all’interno dl club nerazzurro, ma di punti di vista ovviamente differenti: l’allenatore, giunto al suo secondo anno a Milano, dopo la Supercoppa e Coppa Italia vuole vincere quello Scudetto sfuggito nella stagione passata per soli due punti; il presidente, impossibilitato ormai da anni ad immettere capitale nelle casse dell’Inter, sa che l’unico modo per garantire la tanto citata “sostenibilità” è la cessione di giocatori. Nel mezzo c’è Giuseppe Marotta, uomo a cui Zhang ha delegato la gestione sportiva del club e che rappresenta anche l’interlocutore principale di Inzaghi. Che lavoro sta facendo per conciliare le posizioni? La Gazzetta dello Sport si sofferma sulla posizione da mediatore assunta dal manager varesino.

Il rapporto con Inzaghi e Zhang

Si parte dal dialogo quotidiano fra Marotta e il tecnico piacentino. “L’amministatore delegato e l’allenatore lavorano sempre braccio a braccio e in particolare hanno pianificato insieme tutto il mercato: in entrata il lavoro pare riuscito, a eccezione del difensore mancante che verrà individuato nelle prossime due settimane, mentre in uscita la speranza è quella di non dover rinunciare a nessun titolare. A maggior ragione perché la stagione è cominciata e il mercato non offre occasioni per sostituire Milan Skriniar o Denzel Dumfries con giocatori di livello simile. Il timore c’è e Inzaghi ha ribadito la sua ferrea posizione: “La squadra deve rimanere questa” e “sul mercato non c’è niente da ridere”. Marotta, da parte sua, non ha potuto utilizzare lo stesso tono: i ruoli sono diversi e lui, appunto, sfodera la proverbiale diplomazia. Quanto basta per dare speranze al tecnico. E, con uno sguardo ai mesi appena trascorsi, proprio per consegnare a Inzaghi una rosa ultra-competitiva, Marotta ha più volte sondato con la proprietà le possibilità di aumentare il budget sul mercato per sbloccare situazioni in stallo. Con Gleison Bremer non ha funzionato, ma con Romelu Lukaku sì. Con i margini di manovra che aveva, Marotta ha accontentato il tecnico in tutto e per tutto“.

E poi c’è il rapporto con il presidente Zhang, che lo ha scelto nel dicembre 2018 per rendere l’Inter nuovamente vincente. All’epoca Suning era in fase espansiva: una situazione diametralmente opposta rispetto a quella degli ultimi due anni. “Serve dare un’occhiata agli acquisti dell’Inter per accorgersi del mezzo miracolo della dirigenza. La squadra – al momento – si è decisamente rafforzata senza nemmeno un acquisto a titolo definitivo e con un esborso complessivo inferiore ai 15 milioni di euro. Henrikh Mkhitaryan a parametro zero, Lukaku in prestito secco, Kristjan Asllani con obbligo di riscatto e Raoul Bellanova con diritto d’acquisto. Tradotto: Zhang ha chiesto pochi esborsi e l’a.d. ha eseguito con maestria, peraltro sfiorando sia Bremer che Nikola Milenkovic a cifre contenute. Prima dell’inizio della sessione il presidente ha illustrato alla dirigenza i paletti da rispettare e Marotta ha accettato la sfida, riuscendo nell’intento di tamponare tutte le emergenze della rosa. Ha anche monetizzato Andrea Pinamonti, ceduto al Sassuolo, e ora ha il mandato di capitalizzare eventuali offerte per uno dei big. Anche su questo fronte la diplomazia è servita a convincere Zhang che sul piano sportivo sarebbe meglio ritardare la cessione all’inizio del calciomercato estivo 2023. Solo un’offerta davvero alta cambierebbe i connotati della seconda Inter di Inzaghi, quindi. L’allenatore teme questa eventualità, ma il fatto che non si tratti di una certezza è comunque una piccola grande conquista dell’a.d, in perenne equilibrio tra sede e campo“.

(FONTE: LA GAZZETTA DELLO SPORT)

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