Inzaghi ripercorre il 2022 e pensa al 2023: “Vinti due titoli, ma…”


Simone Inzaghi, tecnico dell’Inter, è fra i protagonisti dello speciale mandato in onda da Mediaset I Re del Calcio, nel quale sono stati intervistati – oltre al piacentino vincitore di Coppa Italia e Supercoppa Italiana – anche Stefano Pioli campione d’Italia e Carlo Ancelotti campione d’Europa. La chiacchierata con l’allenatore nerazzurro comincia da un bilancio della stagione passata, la sua prima a Milano: “Ho avuto la fortuna di vincere due trofei subito. Abbiamo fatto bene, centrando la qualificazione agli ottavi di Champions che non arrivava dal 2011: è stata una grandissima stagione che poteva diventare straordinaria con lo Scudetto”.

La Supercoppa

Il primo titolo con l’Inter è stato centrato nello scorso gennaio, battendo 2-1 la Juventus allo scadere dei tempi supplementari nella Supercoppa a San Siro. Indimenticabile il gol di Sanchez sulla sirena e l’esultanza di Inzaghi: “Ho fatto un bello scatto, poi mi sono reso conto poi che Sanchez e tutti i ragazzi andavano dalla parte opposta. Non sapevo ancora se fosse il fischio finale, visto che in concomitanza col gol l’arbitro ha fischiato la fine. Probabilmente, se avessi saputo che era finita, avrei corso ancora. Il rapporto con il gruppo? So che in tutti gli anni in cui ho allenato nessuno mi ha mai mancato di rispetto e questa è la cosa più importante. Si sa che ho un grande rapporto con i miei giocatori e con il mio staff, ma sempre nel rispetto dei ruoli come è giusto che sia, così come è giusto che a volte un giocatore non sia felice di essere sostituito. Ma già il fatto di essere all’Inter è un motivo di gratificazione”.

Ma Inzaghi disse qualcosa a Sanchez prima del suo ingresso in campo quella sera? “Non più di tanto. Durante la stagione abbiamo avuto tanti ingressi in campo che ci hanno aiutato a far sì che le serate diventassero come quelle della Supercoppa. I miei cambi di voce dopo le partite? Non lo faccio apposta, ma giocando così tanto ho qualche problemino con la voce che sto cercando di migliorare e superare, perché non è semplice”.

Il rapporto con Pippo e con Pioli

Solo pochi giorni fa, Simone ha sfidato il fratello Filippo a Reggio Calabria. Ma qual è il rapporto fra i due? “Quando mi chiama cerco sempre di parlare, poi dipende dalle partite: se si tratta di gare come la Supercoppa non riesco a rispondere appena finita o il giorno dopo a causa della voce. Però poi recupero abbastanza bene. Sapete quanto bene ci vogliamo io e mio fratello, abbiamo qualcosa che ci lega sin da piccolini, quando facevamo tutto insieme. Ma ognuno di noi ha il proprio percorso, io da calciatore ero chiamato Inzaghino perché avevo davanti un campione come Pippo che ha battuto tutti i record possibili nello stesso anno. Ed era giusto che mi chiamassero Inzaghino, ma adesso da allenatori ognuno ha il suo percorso e penso che Pippo, così come me, si stia togliendo soddisfazioni. Da giocatori abbiamo fatto la gavetta, ci siamo sempre confrontati. C’è un’immagine significativa di me e lui da piccoli in spiaggia mentre leggevamo La Gazzetta dello Sport“.

Si passa poi al rapporto con l’allenatore dell’altra squadra della città, ovvero Stefano Pioli: “Abbiamo un ottimo rapporto. Eravamo a contatto già in passato perché lavoravamo entrambi al centro sportivo di Formello. È una bellissima persone con cui chiacchierare, all’epoca rimanevamo spesso a tavola insieme a chiacchierare. Ci siamo incontrati tantissime volte contro in seguito, con tantissime sfide vinte o perse com’è giusto che sia, ma c’è grandissima stima reciproca“.

Ma perché l’Inter ha perso lo Scudetto l’anno scorso? “C’è chi dice che quando eravamo in vantaggio nel derby, Giroud fa un fallo netto su Sanchez con l’arbitro a tre metri che avrebbe potuto fischiare, magari sarebbe cambiato tutto. Ma con i sé e con i ma non si fa la storia, si fa con i fatti: quel derby lo abbiamo perso in rimonta. Se è vero che allenare l’Inter invecchia? Le responsabilità si sentono e le si hanno, però devo essere sincero nel dire che rimango sempre me stesso e razionale. Quando sento qualcosa di gratuito contro di me mi dispiace, se invece sono critiche costruttive le accetto volentieri, perché i consigli sono sempre ben accetti per migliorare”.

La Coppa Italia

Si passa al secondo trofeo vinto con l’Inter, ovvero la Coppa Italia dello scorso maggio, ancora ai tempi supplementari e ancora contro la Juventus: “Una finale voluta, molto difficile in un grandissimo stadio e in una grandissima cornice come l’Olimpico. Abbiamo avuto quei 10 minuti a inizio secondo tempo in cui loro sono stati bravissimi a ribaltare la partita, ma la mia squadra è rimasta concentrata e in partita, riequilibrandola sul 2-2 e vincendola poi nei supplementari come in Supercoppa. Perché in disparte dopo la premiazione? Prima ho fatto le videochiamate a mia moglie e i miei figli, poi ho fatto un selfie con la Coppa che per me era molto, molto significativo. Dov’è la foto? A casa assieme alle altre sette, perché si contano cinque trofei con la Prima Squadra fra Lazio e Inter, ma ne ho vinti altri due anche con i ragazzi e a quelli sono particolarmente legato”.

La stagione in corso

Fra cinque giorni sarà nuovamente tempo di campionato, con l’Inter che occupa il quarto posto a pari merito con la Lazio, a -11 dal Napoli, -3 dal Milan e -1 dalla Juventus: “Se credo alla rimonta Scudetto? Assolutamente sì, il distacco si è ampliato perché il Napoli ha fatto qualcosa che nessuno è stato capace di fare in Europa. Bisogna fare i complimenti a loro per questo percorso, e chiaramente noi e le altre sappiamo che quanto fatto fin qui non basta”.

Altri titoli nel 2023? “Penso che vincere qualcosa sia l’obiettivo che ogni allenatore, giocatore e società importante si devono prefiggere perché è bello giocare, ma è importantissimo vincere“.

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