Inter verso lo Scudetto: tutte le armi vincenti della squadra di Inzaghi


Manca poco e la seconda stella verrà cucita sulla maglia nerazzurra. Probabilmente l’appuntamento con la storia arriverà lunedì 22 aprile alle 20.45 quando i nerazzurri si troveranno di fronte il Milan per un derby tra i più particolari degli ultimi anni. Non sarà solo una stracittadina ma, nel caso in cui la squadra di Simone Inzaghi dovesse vincere, sarebbe uno sberleffo memorabile ai propri “cugini”. Se non sarà però contro il Milan la gioia arriverà presto ma ormai quasi con assoluta certezza. Troppo forte l’Inter quest’anno, troppo più organizzata, compatta, profonda nella panchina e con giocatori di assoluta qualità che nessuna altra squadra in Italia ha avuto la fortuna e la forza di poter raccogliere nelle proprie rose.

Destino scritto

L’epilogo di stagione però non deve sorprendere perché era chiaro fin dall’inizio della stagione che la squadra del biscione sarebbe stata tra i protagonisti della Serie A 2023-2024. Infatti in estate prima dell’inizio della stagione il mondo dei pronostici e del betting, chi conosce bene sa cosa significa handicap o cos’è il cashout nelle scommesse, indicava la squadra di Inzaghi come grande favorita per la conquista dello Scudetto insieme ai campioni in carica del Napoli e a un Milan che poteva regalare qualche soddisfazione. Invece il campionato è andato da tutt’altra parte con l’Inter che ha confermato i pronostici e le altre che invece hanno faticato tremendamente, fin dalle prime giornate, a stare dietro ai prossimi Campioni d’Italia. Solo la Juventus e il Milan hanno provato a tratti a tenere il ritmo dei nerazzurri ma la squadra di Inzaghi ha dimostrato di essere più continua.

Forza di squadra

Prima ancora che di qualità e con giocatori che potrebbero avere un ruolo da protagonisti in una qualsiasi delle squadre più forti del mondo, l’Inter è solida, compatta, ha un entusiasmo che è tipico di chi vince, si destreggia bene in tutte le situazioni e non si scompone se va in svantaggio. E il merito di Inzaghi sta soprattutto qui, nel gestire il nervosismo di una rosa di alto livello, capace quindi di superare un momento di difficoltà e viaggiare in scioltezza per il resto del campionato. Parte del merito va naturalmente anche al direttore sportivo, Beppe Marotta, che è stato capace di costruire una squadra vincente contenendo le spese e scovando dei parametri zero di assoluta qualità come Sommer, Acerbi, Mkhitaryan, Calhanoglu e Thuram. Impressionante che l’unica sconfitta dell’Inter sia arrivata nel settembre scorso contro il Sassuolo, in un unico momento di sbandamento e da allora tutto sia andato in maniera perfetta. Meriti comportamentali ma anche tattici con una squadra disegnata per partire con una difesa a tre ma per trasformarsi con una difesa a quattro in fase di non possesso. Importanti quindi i contributi delle ali che allargano il gioco e permettono ai centrali di inserirsi e scambiarsi in area. Poi grande intuizione quella di Inzaghi di arretrare Calhanoglu e inserirlo come regista della squadra. Una decisione che ha regalato ritmo di gioco alla formazione e qualità anche davanti alla difesa, con la gamba e gli inserimenti di Barella da una parte e alternativamente di Frattesi o Mkhitaryan, dall’altra. In attacco poi la qualità si spreca con Lautaro e l’ottimo impatto di Thuram nel campionato italiano che hanno permesso di segnare caterve di gol a qualsiasi difesa. Transizione costante, velocità, compattezza, raddoppi di marcature e ripartenze veloci sono i tratti caratteristici dell’Inter che hanno permesso di essere squadra vera e minaccia per tutti, fino ad arrivare alla seconda stella.

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