Le parole di Giuseppe Marotta, Ceo Sport dell’Inter presente a Piazza Duomo nel corso dei festeggiamenti per la seconda stella. “In questa festa si vede tutta l’essenza della nostra società. Un grande senso di appartenenza. Un titolo che non potrò mai dimenticare. Per me questa è un’emozione mai vissuta. L’ultima volta che abbiamo vinto lo scudetto c’era il Covid, viverla così è qualcosa di straordinario e una delle pagine più belle della mia vita”.
“I rinnovi? Dovremo analizzare tutte le posizioni ma lo faremo tranquillamente, perché non abbiamo contratti in scadenza a giugno 2024. Con Ausilio andremo a verificare i contratti. Siamo solo a metà del ciclo, pertanto andremo a confermare gran parte della rosa”.
“Il segreto del mio lavoro? Credo che in qualsiasi lavoro bisogna avere passione. Con la passione si riesce a correggere gli errori, a migliorare e a fare esperienza. Io personalmente mi sento un manager esperto e riesco a consigliare le persone vicine a me”.
“Il mio futuro dopo l’Inter? Vorrei dare un contributo allo sport italiano. Lo sport è palestra di vita per i nostri ragazzi e sotto questo aspetto c’è ancora molto da lavorare. Una cosa che non capisco, ad esempio, è perché i bambini debbano pagare una quota per giocare a calcio. Io penso che lo sport debba essere gratuito fino a una certa età”.
“Come competere con i top club europei? Le idee sono complementari ai nostri valori. Il nostro deve essere un mercato molto creativo. In questo anni abbiamo dimostrato che, anche con tanti cambiamenti, si può riuscire a trovare sostituti all’altezza. Bisogna avere coraggio nel cambiamento e poca paura delle critiche. Noi siamo una società forte, indipendentemente dai calciatori che perdiamo e compriamo”.
“Serie A a 18 squadre? Può aiutarci a competere in Europa. Ridurre le partite di campionato aiuterebbe, senza però considerarlo un declassamento del calcio nazionale”.
“Zhang? La proprietà non è mai venuta a mancare anche se lontana fisicamente. Ci ha dato sicurezza nelle scelte. Avere una proprietà che delega molto è atto di maturità e di responsabilità”.
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