Addio a Oliviero Toscani. “L’Inter? Non è una scelta sportiva, ma filosofica”

Oliviero Toscani è morto all’età 82 anni. Era malato da tempo ed è stato ricoverato d’urgenza all’ospedale di Cecina, in provincia di Livorno. Aveva lasciato in ambulanza la sua casa nel vicino comune di Casale Marittimo, in provincia di Pisa, per raggiungere il pronto soccorso. Le sue condizioni sarebbero state sin da subito molto gravi. Toscani soffriva da due anni di una malattia rara, l’amiloidosi, che era stata resa pubblica dallo stesso fotografo nella scorsa estate. Come si legge sul sito ufficiale dell’Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma: “L’amiloidosi è una patologia rara, caratterizzata da un accumulo di aggregati proteicianomali che si depositano in diversi tessuti del corpo, con conseguente danno d’organo”.
Fotografo irriverente, famoso per le sue campagne pubblicitarie fuori dagli schemi, che ha rivoluzionato il mondo della moda e della comunicazione in oltre mezzo secolo di carriera.

IL CORDOGLIO DELL’INTER

“Uno dei fotografi più amati e rivoluzionari, un riferimento per la sua epoca. Attraverso i suoi scatti ha raccontato passioni, sentimenti e culture. È stato un grandissimo interista: non una scelta, ma una filosofia. “È il destino: l’Inter è sorprendente, è una fidanzata alla quale vuoi sempre bene”. Ha scattato per Inter foto storiche, come quella celebrativa per il Centenario del Club. Ha tifato, in maniera passionale e profonda. Lo ricordiamo con affetto e ammirazione. Esprimiamo il cordoglio per la sua scomparsa e la vicinanza alla sua famiglia in questo momento di dolore”.

NELL’ARTICOLO SOTTO IL TOSCANI INTERISTA…

Oliviero Toscani, fotografo di fama mondiale tifoso dell’Inter, si racconta a Dazn in vista del Derby-Scudetto.
“Il più divertente da fotografare? Sicuramente Massimo Moratti, il vero interista. Supergeneroso, sorprendente, la persona meno adatta per fare il presidente di una squadra. Era un presidente diverso da tutti, con un plusvalore umano unico. Ho lavorato per l’Inter soprattutto per lui, perché la persona è fuori misura”.

Di Mourinho cosa dice?
“Mi ha molto impressionato. Racconto una storia: lavoravo all’ufficio di Via Durini con mio figlio Rocco, e Moratti arrivò con José Mourinho per presentarlo a noi dell’ufficio comunicazione. Dopo due settimane, mio figlio camminava nel corridoio e Mourinho arrivò salutandolo per nome; si era ricordato dei nomi di tutti. Ha una testa molto particolare: a parte la litigiosità, che è una sovrastruttura di difesa, è un uomo di estrema generosità”.


Il derby preferito del passato?
“Di solito vado con un mio amico milanista, e ogni volta che mi invitavano loro vincevamo. Ricordo un’Inter-Milan di dieci anni fa coi nerazzurri in nove e un rigore tirato da Ronaldinho. Dissi al mio amico Giorgio Galli: ‘L’ho visto con Sgarbi al ristorante, si è scolato due bottiglie di vino. Questo sbaglia’. E infatti sbagliò, o gli fu parato che è peggio di sbagliarlo”.

Cosa vuol dire essere interisti?
“Non è una scelta sportiva, ma filosofica. La squadra di calcio serve a vincere o perdere, ma con l’Inter non è così: è una follia, una sorpresa, deve essere il destino. Ricordo l’autorete di Lukaku col Siviglia, è una roba artistica perché il nostro capocannoniere fa autogol. Solo l’Inter può fare cose così. Ma questo fatto è più importante della vita. L’Inter è una fidanzata che ti fa impazzire ma le vuoi bene e le sei fedele”.

Più facile fotografare Ibrahimovic o Lukaku?
“Ibrahimovic l’ho fotografato, è simpatico. Lukaku deve essere una pasta di persona. Sono entrambi simpaticissimi. Ibra, lo dico positivamente, è un pezzo di merda ma mi interessa che sia così perché è incredibile”.

Quale sarebbe la foto copertina di questo derby?
“Forse il Duomo di Milano metà blu e metà rossa, come una sola maglia”.

Come finirà il Derby?
“Finché sono dell’Inter, finché l’Inter non perde, vinciamo 5-0”.

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