Il giornalista Riccardo Trevisani si è chiesto il perché l’Inter non abbia acquistato Joao Felix. Per citare testualmente: “La squadra di Milano a cui serviva Joao Felix è l’Inter. I risultati ti fanno pensare che non c’è bisogno di mettere, ma se gli altri continuano a mettere e tu no, poi diventa difficile.” Un’esternazione che potrebbe trovare condivisione da parte di molti tifosi, ma “mettere” è sempre sinonimo di migliorare la squadra?
Se bastasse affidarsi al dio denaro o alle finestre di mercato per poter essere competitivi, la storia del calcio è piena di fallimenti in questo senso. Senza andare troppo lontano, Juventus e Milan, spendaccione in estate e a gennaio, guardano l’Inter da molto in basso. E se è vero che comprando poi diventa difficile colmare il gap, come si spiegherebbe l’ultimo scudetto, bilancio migliorato e acquisti azzeccati?
L’Inter preferisce spendere poco e acquistare giocatori in ruoli chiave piuttosto che comprare tanto per avere poco in mano. Ad esempio comprare un calciatore a gennaio, vendendo un pari ruolo, significherebbe aver comprato male in estate o aver calcolato male il potenziale di questo o quello. E dunque spendere nella finestra di mercato invernale non è sinonimo di lungimiranza o di buona azione, ma di cattiva gestione.
L’Inter ha dato in prestito Palacios e Buchanan, prendendo a sua volta Zalewski, con i soldi risparmiati dall’ingaggio del canadese e reinvestendo il milione del Villareal dell’esterno nerazzurro per il polacco: semplice gestione delle finanze. Se poi il problema è che l’Inter non abbia acquistato una punta al posto di uno fra Correa o Arnautovic, il discorso cambia, ma attualmente siamo in lotta per lo scudetto e siamo agli ottavi di Champions arrivando quarti in un girone complicatissimo. Le altre devono acquistare per porre riparo agli errori estivi, l’Inter, come nel gioco del Poker, ha un servito in mano.
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