Al minuto 81 della sfida scudetto al Maradona, Simone Inzaghi ha deciso di richiamare in panchina il suo baluardo difensivo, Bastoni. Sei minuti dopo, puntuale, Billing è sbucato davanti a Martinez e ha rimesso tutto in discussione, frenando la corsa dell’Inter. Il popolo nerazzurro non si è fatto sfuggire un dato diventato virale tra social e chat: delle 10 reti subite dall’Inter dal 76’ in poi in campionato, ben 5 sono arrivate dopo l’uscita di Bastoni. Una coincidenza? Forse. Ma sarebbe riduttivo fermarsi ai numeri, perché nelle altre 13 occasioni in cui il difensore è stato sostituito, l’Inter non ha incassato gol. E non va dimenticato che anche con Bastoni in campo i nerazzurri hanno sofferto: basti pensare al 2-2 con il Genoa all’esordio o al 2-3 nella Supercoppa persa contro il Milan.
Bastoni, il caso
La verità, come spesso accade, sta nel mezzo e va letta nel contesto. Togliere Bastoni in certe situazioni, come nella ripresa in apnea al Maradona, può trasformarsi in un rischio. La sua espressione al momento del cambio parlava chiaro: sorpresa, disappunto, se non vera e propria frustrazione. E Inzaghi lo ha spiegato così: “Non è stato lui a chiedere il cambio. Con tutti i mancini già fuori per infortunio, ho preferito non rischiare ulteriormente. La scelta era tra Acerbi e Bastoni.” Al di là dell’emergenza, la partita col Napoli conferma una gestione diversa rispetto al passato. Nelle prime tre stagioni di Inzaghi, Bastoni veniva sostituito meno frequentemente, ma anche impiegato con più rotazioni: nel 2023-24 ha giocato 28 partite in A (14 sostituzioni), nel 2022-23 26 (10 sostituzioni), nel 2021-22 29 (16 sostituzioni). Oggi, invece, il difensore è sempre più un punto fermo: meno turnover, più cambi in corso d’opera.
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