Massimo Moratti ha parlato al Quotidiano Sportivo. “Avevo vent’anni la notte di Inter-Liverpool 3-0, nel 1965. Ne avevo sessantacinque ed ero il presidente quando eliminammo il Barça di Messi nel 2010. Ma dovevo arrivare a ottanta per provare l’emozione incredibile dell’altra sera…. La Beneamata mi ha fatto il regalo di compleanno in anticipo, festeggio il 16 ma idealmente ho già soffiato sulle candeline con Marotta e Zanetti. Anche se ho rischiato l’infarto, immagino come tutti gli innamorati dell’Inter. È stata una sofferenza indicibile, ma è stato anche un atto di giustizia. Sommando andata e ritorno, l’Inter ha avuto una cosa in più: è rimasta lucida anche quando tutto sembrava finito. Ci ha creduto sempre, anche sotto 3-2 a San Siro, in quel finale folle. Abbiamo visto e vissuto una cosa senza precedenti, una doppia semifinale di Champions che finisce complessivamente 7-6, senza andare ai rigori è qualcosa di clamoroso, di enorme”.
Secondo Moratti “di questa Inter proprio Acerbi è il simbolo. Come si dice oggi? È lui il testimonial perfetto. Se avrei acquistato Yamal ai tempi? Avrei acquistato anche Acerbi! Ma le rispondo: per Lamine, potendo, avrei fatto di tutto e di più. Questo ragazzino, banalmente, è il calcio come lo immaginiamo da bambini, è la fantasia al potere. Riesce a fare ogni cosa con una facilità straordinaria. Se gli regge la salute farà una carriera epica. Lo paragonano a Pelé o Maradona? Fanno bene, anche se in campo parte da una posizione diversa. Ma in assoluto Lamine è quel giocatore che anche i tifosi avversari amano, perché, mi ripeto, lo guardi e ti emozioni”.
Su Simone Inzaghii: “Inzaghi è un fenomeno e poi ne parliamo, però il Mago HH due finali le ha vinte, Simone non ancora. A parte le battute io Simone non lo credevo così bravo. Inzaghi è un tecnico che non smette mai di studiare, di imparare. È cresciuto tantissimo. Prepara le partite meglio di tutti. E inoltre ha compreso in fretta che c’è una enorme differenza fra Champions e campionato, ma lui riesce a tenere sempre il gruppo sulla corda. Poi io mi rendo conto che un tifoso vuol vincere, ma se vedi la tua squadra ancora in lotta per lo scudetto e in finale a Monaco dopo aver eliminato Bayern e Barcellona come fai a non essere comunque grato a chi la allena e a chi la dirige?”.
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