Chi comanda davvero nelle stanze del VAR? Chi può indirizzare un rigore, un’espulsione, o perfino uno scudetto? Dopo anni di discussioni sulla tecnologia e sulla discrezionalità degli arbitri, ora si fa strada un sospetto più inquietante: la figura del “supervisore”, presente ma invisibile, non prevista dai regolamenti.
Secondo quanto rivelato da Il Fatto Quotidiano, durante Udinese-Parma un episodio avrebbe coinvolto direttamente il designatore Gianluca Rocchi. Il guardalinee Rocca ha denunciato pubblicamente che Rocchi, presente a Lissone come supervisore, avrebbe bussato alla porta della sala VAR per segnalare un fallo di mano. La voce audio acquisita dal quotidiano registra due colpi, che secondo l’accusa sarebbero la conferma del gesto. Dopo l’esitazione iniziale, il VAR assegna il rigore.
L’Associazione Arbitri, guidata dal neo presidente Zappi, ha chiesto chiarimenti e potrebbe aprirsi un’indagine. La figura del supervisore, gestita da una ristretta élite (Rocchi, Gervasoni, Tonolini, Di Liberatore, Tommasi), non è riconosciuta dal protocollo VAR e, se influente, rappresenterebbe una violazione grave.
Oggi più che mai si chiede trasparenza: perché se la tecnologia è sotto controllo, a restare fuori dalla moviola – e dalle regole – sono le persone.
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