Jurgen Klinsmann ha parlato alla Gazzetta dello Sport di Ernesto Pellegrini: “Un presidente-padre è esattamente come lui, dà tutto per i figli, che eravamo noi giocatori. Li coccola e li abbraccia, ma sa anche essere esigente, o perfino duro, in alcuni frangenti, ma sempre rimanendo fedele al suo stile. Ci invitava a cena ogni due mesi circa per fare il punto della situazione ed erano momenti educativi. L’usanza è continuata negli anni, l’ultima nostra cena di squadra è stata per festeggiare la carica di presidente di Beppe Marotta. Eravamo in molti, da Bergomi a Beppe Baresi e Aldo Serena. Purtroppo, non c’era più Andy“.
Le parole di Klinsmann
“Il terzo anno era stato maledetto: Aldo era andato al Milan, Lothar spesso infortunato, avevo capito che il mio ciclo era finito. Andai da Pellegrini e gli dissi: “Preferisco lasciare adesso, ma vado soltanto all’estero…”. Lui capì subito, con il suo elicottero mi portò a Montecarlo per firmare col Tottenham. Ma la frequentazione è stata così assidua negli anni che mi sembra sia sempre rimasto il mio presidente. Anzi, il nostro presidente: lo stesso sentimento, lo stesso legame nel tempo, è comune a tutti: Zenga, Ferri, lo Zio, Berti, nessuno escluso».
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