La sconfitta per 3-0 contro la Norvegia, che ha compromesso il cammino dell’Italia verso la qualificazione ai Mondiali del 2026, ha segnato anche la fine dell’avventura di Luciano Spalletti alla guida della Nazionale. Dopo il comunicato della FIGC che ne ha ufficializzato l’esonero, il tecnico ha voluto chiarire la sua posizione con parole che lasciano poco spazio alle interpretazioni.
“Io non ho mai dato le dimissioni. Ma siccome ho rispetto verso quelle persone che mi hanno permesso di vivere un’esperienza che mi porterò dentro per tutta la vita, se decidi a un certo punto di cambiare io ti firmo la risoluzione. Con la Nazionale si fa così, con il club è un altro conto perché poi ci possono essere delle questioni, come è successo con l’Inter, e lì non te li lascio i soldi perché mi sono preso in casa delle beghe che non erano solo mie. In questo caso ti lascio i soldi, te mi dai l’esonero e io firmo la risoluzione.”
Le parole dell’allenatore toscano riflettono una distinzione chiara tra l’esperienza con la Nazionale, che ha definito intensa e preziosa, e le dinamiche più complesse vissute nel mondo dei club. Il riferimento all’Inter è esplicito: Spalletti ha ricordato come, al momento del suo esonero nel 2019, scelse di non rinunciare al contratto in essere, anche per via di situazioni complicate che, a suo dire, non dipendevano esclusivamente da lui.
In quel contesto, infatti, l’allenatore si trovò coinvolto in tensioni societarie e gestionali (caso Icardi), come noto anche al grande pubblico, che resero l’uscita dall’Inter tutt’altro che lineare. Il contrasto con quanto avvenuto oggi è netto: alla guida dell’Italia, pur con le difficoltà affrontate in un cammino di qualificazione tortuoso, Spalletti ha scelto di fare un passo indietro senza creare ostacoli, firmando la risoluzione consensuale e rinunciando a qualsiasi indennizzo.
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