Cosa ci racconta la prima Inter di Chivu? Errori, stanchezza e una difesa da sistemare. Ma qualcosa di positivo c’è

L’avventura di Cristian Chivu alla guida dell’Inter inizia con un pareggio agrodolce. Al Rose Bowl di Pasadena, i nerazzurri non vanno oltre l’1-1 contro i messicani del Monterrey, in una sfida che ha mostrato più ombre che luci ma che, considerata la fase della stagione, lascia spazio alla comprensione.

Per chi si aspettava una svolta immediata, la prestazione della “prima” interista firmata Chivu è stata forse al di sotto delle attese. Tuttavia, è prematuro trarre conclusioni: il nuovo tecnico ha ereditato un gruppo costruito su solide basi e ha scelto la via dei piccoli passi, ripartendo dal collaudato 3-5-2 utilizzato da Simone Inzaghi nelle ultime stagioni.

Il tempo per imprimere il proprio marchio c’è, ma al momento la squadra mostra ancora le sue fragilità. Una su tutte, quella difensiva: il reparto arretrato, una volta cuore dell’impianto tattico nerazzurro, ha palesato incertezze preoccupanti. Sul gol dell’1-0, firmato da Sergio Ramos su palla inattiva, la marcatura a uomo è stata gestita male da Acerbi e Sommer, con l’italiano surclassato fisicamente e lo svizzero incerto nell’uscita.

Nel terzetto difensivo, il più convincente è stato Pavard, mentre Bastoni ha cercato di proporsi anche in fase offensiva. Meno brillante Acerbi, spesso in difficoltà nelle transizioni rapide.

Positiva, invece, la reazione dell’Inter dopo il gol subito al 25’. Da una squadra lenta e prevedibile si è passati, gradualmente, a un undici più dinamico e propositivo, capace di alzare il baricentro e schiacciare il Monterrey nella propria metà campo. Il pareggio di Lautaro Martinez al 42’, su assist di Carlos Augusto, ha restituito fiducia e fluidità alla manovra.

La squadra ha creato diverse occasioni da gol, senza però riuscire a concretizzare quanto prodotto. “Abbiamo peccato di fame sotto porta”, ha ammesso Chivu nel post-partita, pur promuovendo nel complesso l’atteggiamento dei suoi.

A pesare è stata anche una condizione atletica ancora lontana dall’ottimale. L’Inter ha costruito finché ha avuto energie, per poi spegnersi alla distanza, rallentando il ritmo e concedendo campo alle ripartenze dei messicani.

Nonostante il pari, alcune individualità hanno lasciato segnali incoraggianti: Mkhitaryan, autore di un secondo tempo da trequartista, ha dato ordine e qualità, Carlos Augusto ha brillato per intraprendenza e Lautaro ha ritrovato la via del gol.

Il cammino nel Mondiale per Club è appena iniziato, e le sfide più impegnative devono ancora arrivare. La sensazione, però, è che Chivu sappia dove intervenire. E l’Inter, seppur ancora in rodaggio, ha dimostrato di voler costruire su una base solida. Ora, serviranno tempo, fiducia e qualche certezza in più per alzare il livello.

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