Zenga: “L’unico posto in cui non riesco a ritornare è l’Inter”

Walter Zenga si è raccontato alla Gazzetta dello Sport, un viaggio attraverso decenni di calcio, vissuti da protagonista prima come portiere e poi come allenatore, sempre con passione, personalità e coraggio.

Le origini
Zenga è cresciuto in viale Ungheria, periferia milanese che per lui era “il centro del mondo”. Ha iniziato a giocare nei cortili e all’oratorio, legando il suo nome alla Macallesi, la sua prima squadra. Diventa interista per spirito di contraddizione, affascinato da un portiere avversario, Luigi Brotto. Il suo primo idolo? Silvano Martina, terzo portiere nerazzurro visto dal vivo nel 1973.

Gli inizi in provincia
Dopo il vivaio dell’Inter, parte per farsi le ossa: Salernitana, Savona (dove gioca con Pierino Prati) e Sambenedettese, dove vive un tragico incendio allo stadio e viene formato da Nedo Sonetti, allenatore visionario.

L’Inter e la Nazionale
Torna all’Inter nel 1982 e ci resta per 12 stagioni, fino al trionfo in Coppa Uefa del 1994, la sua ultima partita in nerazzurro. Il ricordo più bello è quella finale, la parata più spettacolare contro il Torino nel 1983. Lega in particolare con Bagnoli e Trapattoni, mentre i suoi amici più cari restano Bergomi e Ferri. In Nazionale raggiunge due semifinali (Europei ’88 e Mondiali ’90), ma resta legato all’episodio dell’uscita a vuoto contro l’Argentina. “Non abbiamo perso per colpa mia, è un falso storico”, dice.

Gli allenatori e i soprannomi
Zenga è stato chiamato “Deltaplano” da Gianni Brera e si è auto-ribattezzato “Uomo Ragno” citando gli 883 in risposta a un’esclusione dalla Nazionale.

La carriera da allenatore
Avventuroso e internazionale, Zenga ha allenato ovunque: Stati Uniti, Romania (Steaua), Serbia (Stella Rossa), Inghilterra (Wolverhampton), Arabia Saudita (Al Nassr), Turchia, Italia (Catania, Palermo, Samp, Venezia, Cagliari, Crotone), fino all’Indonesia nel 2023. Ha scelto spesso contratti annuali, evitando la “comfort zone”.

Il mancato ritorno all’Inter
Una sola volta è stato vicino a tornare, ma non è mai successo. “Non ci spero più. Ma per i tifosi, è come se avessi smesso due giorni fa. Loro sono la mia gente.”

La vita oggi
Dal 2010 vive sei mesi a Dubai e sei in Italia. Lo fa per la sicurezza e per i suoi figli, non per le tasse. Collabora con Sky, che ha gli studi a Rogoredo, vicino a viale Ungheria. In fondo, è ritornato alle sue radici.  “È vero. L’unico posto in cui non riesco a ritornare è l’Inter”.

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