Piero Ausilio ha parlato alla Gazzetta dello Sport: “All’inizio avevo in testa la panchina, ho fatto per due anni l’assistente dell’allenatore degli Esordienti. Volevo stare vicino al campo, solo lì mi sentivo bene. Avevo ventuno anni quando il presidente della Pro Sesto, Giuseppe Peduzzi, mi ha detto una frase che mi ha cambiato la vita: ‘Ci sarà sempre un allenatore migliore di te perché ti manca l’esperienza da calciatore, ma sei sveglio e potrai fare un bel percorso da dirigente’. All’inizio non l’ho presa bene e me ne sono andato. Poi ho capito che aveva ragione lui”.
Le parole di Ausilio
“Era il 1997, Moretti mi ha chiesto di fare il segretario del settore giovanile. Erano solo sei mesi di contratto, ma ho accettato. E non sono mai più venuto via da qui, crescendo in modo graduale. L’Inter è stata una grande scuola, ho provato tutto. Comprese quattro proprietà diverse: Moratti, Thohir, Suning e, ora, Oaktree”.
“Mercato invernale, vendo un giocatore all’estero e respiro: il periodo era durissimo, faticavamo a pagare gli stipendi. Quando stiamo per firmare mi chiama un notissimo avvocato divorzista: non può far partire il calciatore, la moglie vuole la separazione, abbiamo chiesto il ritiro del passaporto. Li ho chiusi in una stanza finché non hanno sistemato tutto: accordo per il divorzio e cessione del giocatore. Non so se sia stata l’operazione più difficile, ma forse per l’Inter è stata la più importante. Kvaratskhelia? Non ho sbagliato solo io, lo hanno offerto a tanti grandi club in Italia. Solo che noi giocavamo con il 3-5-2 e lui è un calciatore da 4-3-3, per questo non lo abbiamo preso”.
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