Il valzer dei leader

Tutte le grandi squadre sono state costruite con un mix di giovani di talento e di giocatori di grande esperienza. L’arrivo del trentaduenne Nemanja Vidic dal Manchester United e il contemporaneo probabile addio a fine stagione di gran parte del blocco storico argentino (Zanetti, Milito, Cambiasso e Samuel) è visto dagli esperti del settore come una necessità non solo legata al marketing ma anche come azione di mercato funzionale al progetto futuro intavolato da Thohir e Ausilio. Negli ultimi anni possiamo ricordare trai i tanti l’acquisto di Luis Figo o gli innesti di Veron e Crespo che seppur arrivati in età “avanzata” hanno fatto presto storcere il naso agli scettici. L’importanza di un giocatore vincente e d’esperienza in rosa è nota. L’esperienza di Materazzi e Toldo ha giocato un ruolo fondamentale negli equilibri di uno spogliatoio caratterizzato da personalità e nazionalità  così differenti nell’anno del Triplete.
In questi casi il rischio di ritrovarsi in rosa giocatori demotivati e con una mentalità e fisicità da fine carriera è molto alto inoltre, nel caso di Vidic, l’adattabilità a un campionato diverso rispetto alla Premier League rimane sempre una grossa incognita ma esperienza e coppe dovrebbero far da garanti per questo (seppur oneroso visto l’ingaggio) investimento a parametro zero. Leader che vengono, leader che vanno e se per Zanetti si parla già di un ruolo dirigenziale a fine carriera, per Milito, Cambiasso e Samuel il discorso e legato sia a un cospiquo taglio dell’ingaggio ancora basato sui premi Triplete e  per  i primi due a volontà di chiudere un carriera in territorio argentino con le maglie del cuore (Racing e River Plate). Per The Wall la questione invece è prettamente fisica; gli infortuni nel corso di una stagione son sempre troppi e la consapevolezza che quel muro stia perdendo dei mattoni è sempre più grande.

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