Inter-Cagliari 1-2

Oramai sono superflue analisi e parole. Le figuracce sono all’ordine del giorno e, come se non bastasse, ci mettiamo pure il carico da novanta con le polemiche tra il capitano e la curva Nord, così… giusto per gradire. Una squadra allo sbando, senza capo ne coda, con un allenatore in chiara difficoltà a farsi seguire e dei giocatori attenti probabilmente a tutto, tranne che ai novanta minuti da giocare. Contro il Cagliari sbagliano in tanti: Icardi il calcio di rigore, Handanovic sul secondo gol, pure sfortunato, Candreva affaticato, Banega in confusione, De Boer con cambi che poco o niente cambiano nell’inerzia della gara. Morale della favola, dopo un primo tempo sufficiente, ma macchiato dall’errore dal dischetto, arriva un secondo tempo impietoso nel fotografare la mediocrità di una squadra, partita per conquistare l’Europa che conta e che, invece, lentamente sta sprofondando nell’anonimato delle squadre di provincia e nella classifica ad esse più consone. Non è questione di soldi o nomi, basta pensare ai cugini rossoneri, ma di mentalità e convinzione nei propri mezzi, di professionalità e orgoglio. La partita con i sardi era fondamentale per ridare senso al campionato nerazzurro e rinvigorire gli animi, ma è evidente che per quest’ultima cosa bastano i conti in banca.

La questione Icardi-Curva Nord potrebbe essere una scusa plausibile per un eventuale calo di tensione, ma sappiamo bene che non è una novità l’assoluta mancanza di voglia di vincere. Quello che fa più male, ancora una volta, non è il rigore sbagliato o la sconfitta, non è l’errore del singolo o la sfortuna della giocata andata storta: è il modo in cui tutto questo avviene, il contesto. Una squadra che gioca a pallone, una squadra che gioca in serie A, deve proporre un calcio divertente, piacevole, magari non sempre, ma quasi sempre. Deve mostrare voglia di giocare e di vittoria, impegno e concentrazione. Se invece in casa, dopo essere andati in vantaggio, ti fai rimontare da una squadra che certo fino ad ora non ha brillato in campionato, ti fai superare e battere senza lottare e senza vergogna, allora di cosa vogliamo parlare? Qualcuno potrebbe dire “è una partita storta”. E tutte le altre? Vedi Europa League, ad esempio, giusto per dire. Il problema qui è serio e la discesa negli inferi sempre più rapida. Quando il Crotone, massimo rispetto, verrà a fare risultato a S. Siro o in casa sua, cos’altro dovremo aggiungere?

La querelle Icardi-Curva Nord, a fronte di questo enorme scoglio da superare, potrebbe apparire superflua oltre che fastidiosa, per la stragrande maggioranza dei tifosi nerazzurri di tutto il mondo, senza contare quanto sia già mortificante vedere la propria squadra giocare così male e con la stessa voglia che potrebbe avere uno studente che non ha studiato, di offrirsi all’interrogazione. Invece, purtroppo, a conti fatti riassume una parte dei mali dell’Inter che spesso non sono così evidenti come il non-gioco che si vede in campo per i novanta minuti. Da un lato un capitano, ahimè, che scrive un’autobiografia a 23 anni senza che la società sappia cosa e come ne scriva, dall’altro una curva che, in parte giustamente, si attacca alle sciocchezze scritte su un libro e crea il caso, alla vigilia di una gara fondamentale. Ecco, a dirla in breve, il caos dilaga. Accontentare gli ultrà togliendo la fascia di capitano a Icardi non sarà la soluzione migliore, nè ora nè mai. Non darla, la fascia, a un ragazzo che ancora deve dimostrare tanto, fin dall’inizio, avrebbe mostrato maggiore lungimiranza da parte dei dirigenti. Inutile poi piangere sul latte versato. Una situazione spiacevole, di difficile gestione che, al di là delle ragioni dell’una o dell’altra parte, non farà altro che peggiorare tutto, tutto quello che già è avvolto nella mediocrità. La stragrande maggioranza dei tifosi nerazzurri, ancora una volta ringraziano, per questo spettacolo indegno.

De Boer, in qualità di allenatore, in questo momento è l’unica speranza per ritrovare una linea di condotta e un gioco decente. Può sembrare paradossale, ma è o dovrebbe essere al momento, l’unico punto fermo. A lui la società può dare carta bianca per gestire la rosa e solo lui può trovare gli stimoli giusti per questi ragazzi che, a quanto pare, poca importanza danno alle figuracce fatte in mezzo al campo. Chi vivrà, vedrà.

Amala.

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