Inzaghi e Conte: stesso modulo, sfumature diverse. Cosa cambia con il nuovo tecnico


Simone Inzaghi è pronto ad assumere le redini dell’Inter Campione d’Italia e a raccogliere un’eredità pesantissima: quella di Antonio Conte. Si tratta senz’altro della sfida più difficile in carriera per il tecnico piacentino, ma per questo ancor più stimolante. L’ex tecnico della Lazio ha davanti a sé l’occasione di fare il grande salto ed affermarsi definitivamente come uno dei migliori allenatori sul panorama italiano.

Non è un mistero che, oltre all’ottimo lavoro svolto da Inzaghi alla Lazio, uno dei motivi per cui Marotta in primis si è speso per Simone è la possibilità di garantire continuità tecnica tramite il modulo 3-5-2, marchio di fabbrica condiviso fra il nuovo tecnico nerazzurro e Conte che ha collocato l’Inter sul tetto d’Italia. Se il sistema di gioco è lo stesso, esistono – com’è normale che sia – alcune differenze nell’interpretazione dello stesso.

Se nella prammatica di Conte ognuno esegue uno spartito mandato a memoria, con Simone c’è una maggiore possibilità di interpretare la situazione. Ognuna delle due strade, ovviamente, trascina con sé pregi e difetti“, sottolinea La Gazzetta dello Sport. Una delle abilità indiscusse di Inzaghi, negli anni alla Lazio, è stata certamente quella di valorizzare il ruolo di trequartista, magistralmente ricoperto da Luis Alberto: ““Chi guarda con interesse a questa evoluzione è, soprattutto, Christian Eriksen. Ora può pensare a un futuro ambizioso da Luis Alberto: sarà il centrocampista di qualità e grana fina che porta palla e tira in porta“. Per quanto riguarda il centrocampo, cambiano decisamente le caratteristiche degli interpreti: Milinkovic-Savic non è Nicolò Barella e Lucas Leiva non è Marcelo Brozovic, ma Inzaghi saprà adattarsi alla nuova tipologia di calciatori a sua disposizione.

La speranza dei tifosi nerazzurri e, siamo sicuri, anche di Inzaghi, è quella di ripartire dalla devastante coppia d’attacco formata da Lautaro Martinez e Romelu Lukaku: “Mercato permettendo, la Lu-La non può che essere la stessa arma di distruzione di massa degli ultimi due anni: sarebbe un delitto separare ciò che Conte ha unito”. Fronte difesa, Inzaghi ritrova Stefan De Vrij dopo averne favorito l’esplosione a Roma dal 2016 al 2018: come per la coppia d’attacco, il tecnico piacentino spera che non venga spezzato (con una cessione) neppure il terzetto difensivo – completato da Skriniar e Bastoni – reduce da una stagione spettacolare.

L’importanza dei quinti, caratteristica intrinseca del modulo, è innegabile: “Gli esterni resteranno avvolgenti e decisivi: Achraf Hakimi ha offerte da alcune big europee, ma resta comunque uno dei pochi laterali della Serie A che a destra fa più danni del Lazzari laziali”. Capitolo portiere: Inzaghi, come Conte, predilige la costruzione del basso, quindi un estremo difensore dotato di qualità e intelligenza nel far ripartire l’azione. A Roma il compito era ben interpretato da Reina, a Milano c’è Handanovic che negli ultimi quattro anni ha compiuto progressi evidenti da questo punto di vista.

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