Lerner: “Lautaro non è un campionissimo. Su Pif e Interspac…”


Noto grande tifoso interista, il giornalista Gad Lerner ha parlato a FcInter1908 dell’Inter e del progetto Interspac in cui lui stesso è coinvolto:

Che sensazioni le ha lasciato questo derby?
Mi ha lasciato sensazioni di grande sofferenza; di rammarico, dato che una superiorità così palese non si sia concretizzata; e anche di rammarico, perché ho pensato che con Lukaku e Hakimi saremmo andati di goleada. Questo Milan lo avremmo asfaltato. Siamo forti, nonostante ci siamo ridimensionati e abbiamo fatto dei sacrifici dolorosi per noi tifosi. Questo derby mi ha anche lasciato l’idea che questo Milan sia sopravvalutato.

Crede che, nonostante i 7 punti di svantaggio, l’Inter sia ancora in lotta per lo scudetto?
Non c’è dubbio che 7 punti non siano pochi, come non c’è dubbio che ne abbiamo seminati per strada con rigori sbagliati contro Atalanta e Milan, o con rigori assurdi subiti come contro la Juventus. C’è stata la classica dose di sfiga presente nella storia dell’Inter. Siccome comunque la squadra è in piedi e ha una forza interna e siccome le due capoliste non mi sembrano in grado di tenere questo ritmo, secondo me ancora possiamo farcela. Sette punti sono una discreta distanza, ma non incolmabile, considerati i due terzi di campionato ancora da giocare. Sarebbe sbagliato rassegnarsi, anche perché invece il cammino in Europa farà comunque emergere i limiti a lungo andare. Possiamo passare il turno, certo, ma non siamo destinati alla finale.

E’ d’accordo con chi sostiene che contro il Napoli sia l’ultima occasione?
E’ giusto, anche perché la statistica impietosa è quella che riguarda gli scontri diretti, dato che non ne abbiamo vinto nemmeno uno. Una squadra che non vince gli scontri diretti ovvio che non sia del tutto competitiva. L’aver mantenuto la distanza dopo il derby non pregiudica il campionato, ma è una frase che non ripeterei dopo una non vittoria contro il Napoli. E’ una partita decisiva.

Preoccupato dallo stato di forma di Lautaro?
Devo essere molto sincero? Io vedo in Lautaro sicuramente un bravo calciatore, ma non un campionissimo. Questo da sempre. Credo abbia goduto di una condizione ambientale felicissima quando aveva affianco Lukaku. Oggi ha un basso rendimento, così basso e da così tanto tempo che per nostra fortuna può solo migliorare. Ovvio che tornerà a fare gol e belle partite. Ma, se in estate mi avessero chiesto chi vendere tra Lukaku e Lautaro, mille volte avrei venduto Lautaro. Questo per capirci. Non credo sia l’attaccante che possa Impersonare un ciclo vittorioso, ecco.

Crede che servano rinforzi a gennaio?
E certo che servirebbero. La verità è che ci manca tantissimo Eriksen. Il vero imprevisto e la vera disgrazia. Anche se nel derby abbiamo visto una grande volontà di farsi ben volere dal popolo interista e di non farsi più chiamare ‘il turco del Milan’ da parte di Calhanoglu, quel vuoto non lo colma, c’è poco da fare.

Le piace il lavoro che sta svolgendo Inzaghi?
Lo rispetto. Era in una posizione assai poco invidiabile. Il suo predecessore era di un’antipatia… ma al contempo molto molto bravo. Sapeva trasferire alla squadra un’isteria così stressante da non essere impiegata troppo a lungo. Capisco anche che a un certo punto si stacchi la spina e si cambi. Arrivare dopo di lui era durissima. Mi piace il suo equilibrio, mi piace come gestisce i cambi senza timidezze. Dà l’impressione e la speranza di essere un allenatore in crescita. Lui sì che potrebbe rimanere a lungo all’Inter, così come fatto alla Lazio.

Bonolis ha detto che il progetto Interspac si è fermato. E’ davvero così?
Mi risulta che sia fermo, ma nel senso che è in corso da parte di Carlo Cottarelli una verifica dei numeri, che si può fare solo con una società di consulenza, per verificare quali quote e quante quote sia realistico chiedere al tifoso e per arrivare poi a un determinato numero di azionisti per una determinata offerta. C’è dello scetticismo, ma anche del rispetto nei confronti del progetto da parte di chi oggi gestisce la società. Mi risulta che contatti ce ne siano stati e che alle dichiarazioni ufficiali di Marotta, che ci ha dato sostanzialmente una pacca sulla spalla senza crederci tanto, corrisponda invece una volontà cinese comunque di andare a vedere. Certo, se loro vogliono liberarsi in fretta dell’Inter, di un’operazione come Interspac non gliene può fregare di meno. Ma se, invece, fossero ‘costretti’ a rimanere ancora per qualsiasi ragione, una sponda che parte dal basso potrebbe rappresentare un utile esperimento sociale e culturale.

Vi aspettate che Suning vi ascolti nonostante le recenti parole di Zhang?
Non sono un portavoce di Interspac, sono un semplice socio. Non ho le competenze per gestire questi rapporti. Ma ho fiducia in Cottarelli. Non mi pare che abbiamo gettato la spugna, anche perché abbiamo creato un’alta aspettativa. Il numero di persone che mi chiede come fare per versare la quota e altro è sempre crescente. Le quote verranno versate nel momento in cui ci sarà un accordo sensato con la proprietà. Ma l’aspettativa che si è creata è davvero grande. Credo che questo esempio, che noi abbiamo preso dal modello Bayern Monaco, potrebbe essere seguito anche da altre squadre.

Che tempi dobbiamo aspettarci per la presentazione del business plan alla proprietà? Cottarelli ha parlato di novembre/dicembre…
Confermo, mi risulta che fosse quello il tempo necessario per ottenere i risultati dalla società di consulenza incaricata.

Preoccupato dalla situazione societaria?
Certo che sono preoccupato. Da giornalista, seguo con molto interesse la svolta della politica cinese. Hanno avviato una campagna di contenimento dei super emolumenti ai manager, di taglio alle attività finanziarie legate all’economia reale. C’è una svolta nella politica economica e sociale molto interessante in Cina. Ahimé, tutta improntata al totalitarismo e imposta dall’alto con metodi brutali. Il messaggio che hanno lanciato a Suning, di austerità e rientro, nasce da questo grande progetto, che porta addirittura a vietare i videogiochi ai minorenni con l’unica eccezione di un giornale a settimana. E’ tutto un rimodellamento sociale. Noi siamo un minuscolo e lontano ingranaggio di questa grande storia, figuriamoci cosa ci metterebbero a dire: ‘Signor Zhang, cos’è quella squadra di Milano? Lasciala’.

Le piace la prospettiva dell’acquisto dell’Inter da parte del fondo PIF?
Dal punto di vista dei diritti umani e dei totalitarismi, se possibile, andiamo un po’ peggio. Tutto questo mi porta a pensare che potremmo passare da una proprietà indonesiana a una cinese e a un’altra saudita. Non ho niente con l’internazionalismo: io stesso sono stato apolide fino all’età di 30 anni. Nulla contro le proprietà straniere. Ma, se sono posizioni strumentali mordi e fuggi, meglio ancorare il futuro di una società così popolare e amata a un progetto di azionariato popolare radicato nel suo territorio. Altrimenti, si rischia di prendere delle belle sberle. Di fronte alla prospettiva saudita, mi pare che l’alternativa Interspac vada perseguita fino in fondo.

Dunque, di fronte ai tanti milioni eventuali di PIF, possiamo rispondere che Interspac avrebbe tutto un altro significato…
Sì, anche perché questa storia dei milioni credo che inevitabilmente incontro a un taglio. Nessuno pensa che un calciatore debba guadagnare poco, ma il sistema drogato non può reggere a lungo con le quote attuali. Il ridimensionamento anche dei compensi sia nell’ordine naturale del prossimo futuro. Il che rende ancor più fattibile un progetto di azionariato popolare.

Il sogno del 2022, quindi? Seconda stella con Interspac in società?
Sarebbe un bel finale. Possiamo sognare e sperarci.

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