L’ANALISI – Vittoria episodica o possibile svolta? Cosa può significare Inter-Torino


Il brutto avvio di stagione, il confronto totale di giovedì scorso, la necessità di una reazione, le voci su un cambio di proprietà: l’avvicinamento a Inter-Torino non era stato esattamente dei più serafici, in casa nerazzurra. Poi ecco il campo ed un primo tempo che non ha affatto rispettato le promesse e le aspettative: i primi 45 minuti della squadra di Inzaghi sono stati oggettivamente sconfortanti e strazianti. Certo, il Toro non è esattamente l’avversario più semplice da affrontare quando arrivi alla terza partita in una settimana, quando rischi di sprofondare nella crisi, quando la pressione è oggettivamente alta. Ma l’Inter ha deluso, questo è indiscutibile.

Ha deluso nel collettivo, concludendo il primo tempo con l’arido dato di zero tiri in porta: è la prima volta nella gestione Simone Inzaghi, non era mai accaduto nelle 58 partite precedenti con il piacentino in panchina. Ha deluso il collettivo, limitandosi a uno sterile possesso palla nella propria metà campo che si riduceva spesso ad Handanovic e ai difensori che non riuscivano a trovare un varco all’interno del puzzle di uno contro uno a tutto campo impostato – come di consueto – da Juric. La squadra trasmetteva insicurezza, paure, a tratti sembrava persino di essere vicini a un crollo emotivo, fra un gesto di nervosismo e uno di scocciatura. Male anche gli interpreti più attesi: Skriniar e De Vrij ancora incerti, Barella e Brozovic ombre di se stessi, Dumfries spento come e più della partita con il Bayern, Dzeko in netta difficoltà.

Il secondo tempo prosegue sulla falsariga del primo, almeno fino al 70′. Poi, però, succede qualcosa: succede che il Torino cala ma soprattutto l’Inter alza il suo livello (non ad altezze esagerate, sia chiaro…) e gli ultimi 20 minuti sono dettati da impeto, orgoglio, carattere e dalla spinta di un San Siro meraviglioso che non ha mai mollato. L’Inter la vince con la testa prima che con le idee (confuse) e il tasso tecnico (non elevato), ma la vince. Porta a casa i suoi tre punti e l’azione decisiva ha la firma ben distinta di due giocatori simbolo che fino a quel momento erano risultati probabilmente i peggiori: assist splendido di Barella, tocco di classe pura da parte di Brozovic. E ringrazia Handanovic, che questa volta sfodera un’ottima prestazione evitando la catastrofe: la concorrenza fa evidentemente bene allo sloveno, perché era da tempo che non lo si vedeva così determinante in positivo.

Episodio o svolta?

Lo abbiamo detto: l’Inter non ha brillato, anzi ha deluso, ma alla fine ha vinto e gli ultimi 20 minuti sono stati obiettivamente emozionanti. Poteva sprofondare, non lo ha fatto. Questa partita può significare qualcosa come può non significare nulla, andando dispersa. I nerazzurri potrebbero infatti crogiolarsi nei tre punti, guardando il dito e non la luna. Se così fosse, la vittoria rimarrà episodica e i problemi emersi in questo inizio di stagione non verranno corretti: sarà soltanto qualcosa di estemporaneo che non servirà a nulla per il futuro.

Al contrario, invece, l’Inter può prendersi la vittoria ma essere consapevole – come ci auguriamo – del fatto che questo non possa essere il canovaccio della stagione. E allora potrà guardare alle prossime partite con tanta umiltà, ma con la spinta di una vittoria che può rappresentare l’inversione di una spirale negativa. Era successo, d’altronde, anche ad aprile quando – dopo i 7 punti in altrettante partite – l’Inter vinse in casa della Juventus senza meritare ma, da lì in poi, ritornò gradualmente sui propri livelli, ricominciando a macinare punti (con l’unica grave pecca di Bologna) e gioco. Il successo sul Torino può essere quindi l’inizio di qualcosa di diverso, che passa necessariamente dalla crescita dei singoli e del collettivo.

Lautaro è l’Inter

C’è però una cosa che deve rimanere identica a quanto visto con i granata: lo spirito di Lautaro Martinez. L’argentino è stato veramente commovente per impegno profuso e per lucidità nelle giocate, nonostante un momento davvero duro per la squadra e per la stagione. Si è caricato tutti sulle spalle, muovendosi in continuazione per ricevere il passaggio, distribuendo giocate di classe, abbassandosi sulla linea del centrocampo per contribuire alla faticosa costruzione e facendo lo stesso anche nei minuti di recupero per difendere il risultato.

Oggi come oggi, Lautaro è l’Inter. La sensazione è che sia ormai in procinto di compiere quel grande step che lo farà passare da “grande attaccante” a “top player europeo”: è un percorso scritto, quando sei così forte ed hai la testa da campione. Lautaro ce l’ha, Lautaro ha tutto: ossessionato dalla necessità di migliorarsi, esigente con se stesso, rabbioso di fronte ad ogni risultato negativo, pronto a tutto per difendere i suoi compagni. Non è più solo l’attaccante al quale affidarsi: è un leader riconosciuto di questa Inter. Ripartiamo da lui.

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