Stramaccioni: “Quel 3-1 alla Juve nato da allenamenti nascosti dentro il ‘pallone’ della Pinetina”


Andrea Stramaccioni, intervistato da Il Terzo Uomo, ha parlato di Lautaro Martinez e della ‘sua’ Inter:
“Dopo il Mondiale, l’ho ritrovato molto cresciuto, più maturo, consapevole del suo ruolo, più leader. Tornato all’Inter con energia positiva importante. In Qatar, nonostante la perdita della titolarità, ha avuto la forza di farsi sempre trovare pronto, in particolar modo nella finalissima entrando benissimo e contribuendo al risultato finale. Per i nerazzurri un giocatore diverso, ha parlato da capitano senza fascia anche dopo ko pesanti. La sua capacità migliore è la finalizzazione in area, poi sa attaccare gli spazi, sa dialogare, ma deve migliorare a cucire il gioco sui 30-40 metri. Lo valuto come un profilo in grande crescita”.

Le parole di Stramaccioni

“Il 3-1 allo Juventus Stadium? La preparazione fu soprattutto mentale. Era una Juventus imbattibile per approccio mentale, una squadra che ti metteva sotto dal punto di vista della personalità. Ma quell’Inter aveva dei campioni che, se guidati nell’esaltazione, ti davano di più: erano giocatori che andavano entusiasmati. ‘Non andiamo a Torino per speculare, siamo l’Inter e andiamo a Torino per vincere’. Quando alleni Samuel, Cambiasso, Zanetti, Milito, Cassano, Palacio vedi nei loro occhi il fatto di essere animali da competizione. Era la direzione giusta in cui stimolarli. Alla vigilia c’era il solito ballottaggio Cassano-Palacio, ma nella gara precedente con la Samp giocammo molto bene col tridente. Erano ‘caldi’, in grande armonia e prepariamo una partita aggressiva. Non serviva elencare i pregi della Juve, ma esaltare i pregi dell’Inter e come mettere in difficoltà gli avversari. Oscurammo la formazione ai giornalisti, alcuni anche arrampicati agli arbitri, e ci allenammo dentro il ‘pallone’ della Pinetina, con Cordoba che da team-manager controllava tutto. Ma ci allenammo solo, null’altro. La vera scelta di giocare col tridente Palacio-Milito-Cassano arrivò solo in albergo a Torino, quando li chiamai in camera mia e gli proposi l’idea. Parole che convinsero i loro animi, galvanizzando i campioni che erano. In partita fummo sempre pericolosi, poi misi dentro Guarin nel momento di maggior sofferenza nella ripresa passando al 3-4-1-2. E proprio da una sua palla recuperata nacque il gol del 3-1″.

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