Zazzaroni: “I 10 attentati alla passione degli italiani”


L’editoriale di Ivan Zazzaroni sul Corriere dello Sport:
“E anche Italia-Malta è andata. Bonaventura, Berardi e Frattesi hanno segnato gol molto belli e martedì sera ci giochiamo la qualificazione diretta a Wembley. Durante la partita ho pensato spesso ad altro, lo ammetto.
A questo. Ieri sia un importante ex calciatore, sia un giornalista di Repubblica – e in seguito tanti altri – hanno ricevuto un documento, spacciato come proveniente dalla procura di Torino, che conteneva nomi e cognomi di calciatori sotto osservazione. Fatta una rapida verifica con un penalista e un collega della giudiziaria, si è rivelato un rozzo fake.
Ora, se oltre alle rivelazioni di Corona e alle decine di liste che stanno riempiendo cellulari e rete, siamo arrivati ai documenti falsi significa che la situazione non è più grave ma gravissima. Per questo credo che gli inquirenti dovrebbero metterci un punto di chiarezza.
Mamma mia che disastro gli ultimi due anni del calcio italiano. Quando ho mostrato l’elenco che sto per pubblicare a un allenatore, il suo commento è stato pieno di sarcasmo: «dopo il covid è tornata la vita». In tutte le accezioni e espressioni peggiori dal punto di vista sportivo e morale.

Ecco, infatti, in rapida sintesi, quello che il nostro calcio e gli appassionati hanno dovuto sopportare in poco più di ventiquattro mesi. Soprattutto per queste ragioni tanti l’hanno abbandonato. Da mesi i produttori dello spettacolo – i presidenti di serie A – stanno invece tentando di ottenere 900 milioni, 1 miliardo, dalle piattaforme tv per quel che resta di buono. Auguri.

L’ordine temporale è un dettaglio:
1) il Caso tamponi.
2) Lo scandalo plusvalenze in due atti.
3) Le manifestazioni di razzismo negli stadi (ricordo per tutte Juve-Inter, vittima Lukaku).
4) La curva nord di San Siro svuotata con la forza per l’omaggio al capo ultrà interista morto.
5) L’aumento del prezzo dei biglietti in Serie A con maggiorazioni superiori del 20%.
6) Il caso D’Onofrio e relativa decapitazione dei vertici arbitrali.
7) Il fallimento di alcune società e la mancata iscrizione delle stesse ai campionati di riferimento.
8) Il ritorno del doping (Pogba).
9) I calciatori scommettitori.

La decima voce potrebbe essere l’indecenza non solo sportiva della seconda esclusione di fila dai Mondiali.
Devo aver dimenticato qualcosa. Ma dieci punti possono bastare per pretendere che qualcosa di serio e definitivo venga fatto. Non ci si può rifugiare dietro lo scudo dell’ingestibilità di certi comportamenti. L’immagine nel calcio è anche sostanza e quando un prodotto così importante viene aggredito puntualmente da scandali di ogni genere diventa necessario ricorrere a scelte drastiche (spettano a Gravina).

Ho visto infatti nascere campagne moralistiche per eventi privi di sostanza – come dire – illecita come il mercato arabo, ovvero la distribuzione generosa di capitali dal mondo del petrolio a quello europeo, proprio come un tempo i club italiani più ricchi sorreggevano i club provinciali acquistandone a suon di milioni i giovani talentuosi, usanza – ahinoi – abolita spostando l’attenzione e gli investimenti verso i Paesi d’Africa, dove da anni il ruolo di generosi… petrolieri lo esercitiamo noi e i francesi. Fumo negli occhi, l’attentato arabo al nostro capitale tecnico spesso rappresentato da giocatori stranieri già coinvolti in un business planetario.

Il marcio – adesso lo vediamo – è altrove. Anche nello stesso mondo azzurro ex manciniano nel quale il primo scandalo fu perdere con la Macedonia mentre oggi si giudicano le perdite o i successi al banco delle scommesse. Con buona pace di chi predica – lo ha detto anche Baggio, ma lui può, facitore di vittorie – la religione della sconfitta.
PS. Nonostante casi, casini e scandali, a Bari i paganti erano 56mila e hanno tifato, si sono divertiti. La forza del calcio è anche la sua debolezza. E viceversa. La passione per il pallone ha un’impressionante resistenza alle sconcezze. La passione non si piega alle leggi della ragione – diceva il grande Sandor Marai – non si cura minimamente di quello che riceverà in cambio, vuole esprimersi fino in fondo, imporre la sua volontà. Già, ma fino a quando?”.

(FONTE: CORRIERE DELLO SPORT)

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