La Serie A 2024/2025 è in archivio. Il Napoli di Antonio Conte ha vinto il suo 4° scudetto. Complimenti a loro. Ogni trionfo è meritato, anche se per un solo punto: all’albo d’oro non interessa. Quindi, materializziamo la delusione, chiudiamola in un cassetto e buttiamo la chiave. Amen.
L’unico nostro ossessionante pensiero ha una data e una soltanto: sabato 31 maggio, giorno della finale di Champions League, la seconda in due anni. Roba da top team, perché l’Inter lo è. Però, non è il momento di accontentarci delle pacche sulle spalle, del primo posto del ranking UEFA per la stagione in corso, che è più forma (il percorso) che sostanza (il titolo).
No, bando alle ciance: a Monaco di Baviera si va per vincere, per alzare al cielo la coppa più importante del calcio europeo e mondiale per i club (la nuova competizione che partirà il 15 giugno avrà bisogno di molte edizioni per entrare nel cuore dei tifosi, a prescindere dai tanti soldi in palio).
Ecco, tocca all’Inter portare a Milano la sua quarta Coppa dei Campioni. Con tutto il rispetto del PSG, dopo un girone eliminatorio eccezionale (con un solo goal subito e allo scadere per giunta) e dopo le partite epiche con Bayern Monaco e Barcellona, la sconfitta con i francesi sarebbe una delusione cocente.
Per di più, dal punto di vista economico e iconico, una Champions League vale più di uno scudetto. In fondo, quando pensiamo al triplete del 2010, qual è la prima immagine che ci viene subito in mente? Non è forse capitan Zanetti che alza la Coppa al cielo di Madrid? Oppure la doppietta di Diego Milito? O lo sguardo fiero di Mourinho dopo la remuntada fallita del Barcellona nella semifinale di ritorno?
No, non è il classico pensiero da volpe che disprezza l’uva perché non può raggiungerla ma un dato di fatto. Se Inzaghi, Lautaro & Co. dovessero centrare l’obiettivo, quale interista penserebbe più allo scudetto mancato come una delusione da notti insonni?
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