L’Inter si muove sul mercato degli attaccanti, e lo fa con uno sguardo rivolto al futuro ma, forse, con qualche incertezza sul presente. Secondo quanto riportato da La Gazzetta dello Sport, i nerazzurri avrebbero avviato i contatti sia per Rasmus Højlund – ex Atalanta, oggi al Manchester United – sia per Ange-Yoan Bonny del Parma, una delle sorprese della Serie B.
Due profili giovani, potenzialmente interessanti, ma che pongono interrogativi legittimi sulla reale qualità del reparto offensivo interista in vista della stagione 2025/26. La strategia potrebbe infatti prevedere due uscite: Mehdi Taremi, in scadenza nel 2026 e mai realmente centrale nel progetto, e Pio Esposito, oggi aggregato alla rosa per il Mondiale per Club. Tuttavia, non è escluso che il giovane Esposito possa restare come quinta punta dietro a Lautaro Martínez, Marcus Thuram, Højlund e Bonny.
Højlund: talento inespresso?
Il danese classe 2003 ha giocato 95 partite in due stagioni col Manchester United realizzando 26 gol, ma solo 4 quest’anno. A dimostrazione che il suo impatto è stato altalenante, con lunghi momenti di opacità e difficoltà nel prendersi sulle spalle il peso dell’attacco del Manchester United, che ha chiuso la stagione fuori dalla zona Champions.
Bonny: scommessa o intuizione?
Ange-Yoan Bonny, classe 2003 come Højlund, ha fatto bene a Parma ma non è stato un dominatore della Serie A: 6 gol in campionato e un contributo soprattutto fisico e di profondità. Più una riserva futuribile che un potenziale titolare. Portarlo all’Inter ora significa scommettere sullo sviluppo, non sull’immediato rendimento.
Ma l’Inter può permettersi scommesse in attacco?
Qui nasce il vero nodo: si può pensare di sostituire Taremi, Arnautovic e Correa – che, pur tra infortuni e alti e bassi, hanno garantito il minimo necessario – con due giovani non ancora esplosi del tutto? La risposta dipende da cosa cerca l’Inter: se rincalzi, allora Højlund e Bonny possono crescere all’ombra di Lautaro e Thuram. Ma se si cercano alternative credibili, capaci di cambiare il volto delle partite quando i titolari non incidono, allora serve qualcosa di più.
La statistica è impietosa: l’Inter è ultima in Serie A e in Champions League (tra le qualificate agli ottavi) per dribbling riusciti. Segno che manca quel tipo di giocatore in grado di saltare l’uomo, rompere la linea, creare superiorità. Profili come Jonathan David, Lookman, Marcus Rashford (se disponibile sul mercato), o anche il giovane tedesco Woltemade (Stoccarda), rappresenterebbero un upgrade tecnico e tattico più significativo, seppur con investimenti e rischi maggiori.
Giovani sì, ma con coraggio e talento
Nessuno discute la bontà di puntare su giovani: è il presente e il futuro del calcio sostenibile. Ma tra “giovani” e “giovani talentuosi” c’è una differenza sottile ma cruciale. La dirigenza dell’Inter deve valutare se accontentarsi di completare numericamente l’attacco, o se cogliere l’occasione per alzare realmente l’asticella, anche a costo di attendere o rischiare.
Il Mondiale per Club, la Champions e la lotta Scudetto non aspettano. E Lautaro-Thuram, da soli, non possono portare tutto il peso dell’attacco. L’Inter, oggi, ha bisogno di qualità. Giovane, se possibile. Ma soprattutto, decisiva.
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