IL PUNTO – Marotta e il problema esuberi: più rescissioni che incassi per l’Inter

Inter, gli esuberi nell’era Marotta: tanti addii a zero e pochi soldi in cassa

Nel gennaio 2019 Giuseppe Marotta iniziava all’Inter il duro lavoro di CEO dell’area sportiva, chiamato a riportare solidità e competitività dopo anni difficili. Da giugno 2024 è diventato anche presidente del club, un riconoscimento del suo ruolo centrale nella rifondazione nerazzurra.

Uno degli aspetti meno appariscenti ma più delicati della gestione Marotta è stata la gestione degli esuberi: quei giocatori fuori progetto tecnico o troppo costosi per il bilancio rispetto al loro rendimento, che la società ha dovuto piazzare sul mercato o liberare.

L’era di Marotta: dagli esuberi solo 86 mln

Dal 2019 a oggi, l’Inter ha incassato solo 86 milioni di euro da queste cessioni. Una cifra che, per un club delle sue dimensioni, risulta relativamente bassa, specie considerando la durata del periodo analizzato e il numero di operazioni coinvolte. Il dato più evidente è che la stragrande maggioranza di questa somma deriva da pochissimi giocatori. I casi davvero redditizi sono stati infatti molto limitati. Su tutti spiccano Mauro Icardi e Andrea Pinamonti.

Mauro Icardi, ritenuto ormai fuori dal progetto per motivi disciplinari e ambientali, fu ceduto al PSG nel 2019 con una formula iniziale di prestito oneroso da circa 5 milioni e un riscatto obbligatorio vicino ai 45 milioni. Un’operazione complessa ma che ha rappresentato la fetta più grossa dell’incasso totale.

Un altro affare positivo è stato Andrea Pinamonti nel 2022, valorizzato tra prestiti e ritorni, venduto poi al Sassuolo per circa 20 milioni. Un colpo importante per un attaccante che non rientrava nei piani di Inzaghi.

Infine, va citato Ivan Perisic, che nel 2019 finì fuori dai piani di Conte e venne mandato al Bayern Monaco in prestito oneroso da circa 5 milioni, con diritto di riscatto mai esercitato dai bavaresi Tolti questi tre casi, gli altri incassi sono stati piuttosto limitati, o addirittura nulli.

Molti esuberi infatti sono stati ceduti a parametro zero o liberati attraverso la rescissione del contratto, pur di ridurre un monte ingaggi diventato insostenibile. In questi anni l’Inter ha rinunciato a qualsiasi ricavo sul cartellino per calciatori di nome, pur di togliersi stipendi pesanti dal bilancio.

Tra i giocatori andati via a zero euro figurano:

  • Radja Nainggolan
  • Joao Mario
  • Alexis Sanchez
  • Ivan Perisic
  • Samir Handanovic
  • Roberto Gagliardini
  • Danilo D’Ambrosio
  • Marko Arnautovic
  • Joaquin Correa
  • Eddie Salcedo

Oltre agli svincoli, ci sono poi state diverse soluzioni tampone con prestiti onerosi minimi. Una strategia che ha dato ossigeno ai conti nel breve, ma senza generare vere plusvalenze.

Alcuni esempi:

  • Dalbert e Lazaro, ripetutamente spediti in prestito, con oneri contenuti.
  • Joaquin Correa, prestato al Marsiglia per circa 2 milioni di euro, con riscatto condizionato mai arrivato
  • Candreva, ceduto alla Sampdoria per circa 2,5 milioni.
  • Stefano Sensi, venduto al Monza per circa 2 milioni.
  • Lucien Agoumé, passato al Siviglia per circa 5 milioni.

La strategia di Marotta: ridurre il monte stipendi

Se si guarda all’insieme, la strategia di Marotta in questi anni è stata chiara: privilegiare la riduzione del monte stipendi rispetto alla massimizzazione del prezzo di cessione dei giocatori fuori progetto. Una scelta in parte obbligata, dato il contesto di crisi finanziaria (pandemia, debiti pregressi, pressione UEFA), e in parte frutto di pragmatismo aziendale.

Va anche sottolineato che le vere plusvalenze dell’Inter nello stesso periodo non sono arrivate dagli esuberi, ma dai giocatori centrali del progetto tecnico, venduti al massimo prezzo per ragioni di bilancio: Hakimi, Lukaku, Onana hanno portato nelle casse nerazzurre circa 250 milioni complessivi, ma non erano certo “fuori dal progetto”.

In definitiva, il bilancio degli esuberi nell’era Marotta racconta di un club costretto a liberarsi di ingaggi pesanti anche a costo zero, e capace di incassare davvero solo in pochi casi fortunati o ben gestiti. Ora che Marotta è diventato anche presidente, resta da capire se e come questa strategia potrà evolvere per garantire un equilibrio sostenibile e, magari, più redditizio.

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