Inutile sparare sulla croce rossa. Vediamo il bicchiere mezzo pieno o almeno ci proviamo. La partita contro il Napoli nasce sotto gli auspici peggiori. Infermeria sempre piena, ormai si rompono anche i giocatori acquistati e non ancora arrivati alla Pinetina, si recuperano Guarin e Cambiasso, ma si perde Rocchi e un Ranocchia a mezzo servizio. In pratica si gioca senza attacco e con una difesa azzoppata, visto il rientro obbligato anche di Chivu claudicante. Stramaccioni dunque mantiene i suoi 14 infortunati e si deve portare almeno 5 primavera in panchina. Contro il Napoli, al S. Paolo, i nerazzurri si presentano come un agnello sacrificale sull’altare della Champions inseguita dagli azzurri. La sconfitta, presagibile, arriva puntuale, ma meno pesante e più onorevole del previsto o meglio, di quanto temuto. I nerazzurri fanno il massimo possibile, ma il gap tecnico in campo è evidente. Il mister schiera come punte Alvarez e Guarin, nel secondo tempo prova un improbabile tridente con Cambiasso che subentra al giovane Benassi, ma manca, inesorabilmente, in ogni azione d’attacco, un riferimento in area. Diventa impossibile risultare pericolosi. Il Napoli va in vantaggio quasi subito con Cavani, ma l’Inter reagisce e Alvarez riesce a procurarsi un calcio di rigore. In tanti gridano al miracolo! E’da novembre che non accadeva una cosa del genere, un rigore a favore. Il pareggio rimette coraggio nei nerazzurri, ma l’errore di Jonathan che atterra Zuniga in area costa caro: chi di rigore colpisce, di rigore perisce. Così Cavani può raddoppiare, raggiungere quota 100 gol col Napoli e riportare gli ospiti alla dura realtà. Il secondo tempo è equilibrato, nonostante tutto, ma passa il tempo e i nerazzurri non riescono a creare pericoli seri. Quando arrivano al tiro, trovano pronto De Sanctis. Finisce tutto con il terzo gol dell’uruguaiano su azione di rimessa e, a dieci minuti dal termine, la partita si va spegnendo.
Note positive: 1) l’orgoglio di reggere il confronto nonostante tutto, 2) Handanovic, 3) la consapevolezza che questa non è l’Inter, ma ciò che ne è rimasto. Note negative: 1) la sconfitta ovviamente, 2) il primo gol, preso a difesa schierata, 3) alcune prestazioni individuali non particolarmente incoraggianti. Da valutare se negativa o positiva la ormai imminente certezza di salutare l’Europa per l’anno prossimo. Fa un pò effetto pensarci, dopo tanti anni da protagonisti, ma tant’è. Il tutto nello stesso giorno in cui la capolista si aggiudica matematicamente il suo VENTINOVESIMO scudetto. Tornando a noi, mancano tre partite e poi, potremo tirare un sospiro di sollievo e ricominciare a fare sogni di gloria.
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