Fiorentina-Inter 3-0


Commentare una sconfitta è sempre difficile, ma quella con i viola non è così imbarazzante come quella col Cagliari. Semplicemente insegna una regola elementare del calcio. Chi tira in porta di più, ha più possibilità di vincere. L’Inter dimostra ancora una volta i suoi limiti, si fa trafiggere da due gol bellissimi nel primo tempo e crolla definitivamente al terzo soprattutto a livello mentale, una sorta di resa in campo, di fronte a un avversario che non è apparso irresistibile, ma ha avuto il merito di provarci, crederci e soprattutto di giocarsela. I nerazzurri colpo dopo colpo sono stati sotterrati, le energie mentali si sono esaurite in un lasso di tempo troppo breve e la tenuta atletica di certo non ha aiutato. Cambiamenti di schemi, forze nuove in campo, nulla ha cambiato la sostanza. Morale della favola, la squadra ha dei seri problemi sia mentali che fisici. Non basta volere, bisogna poi fare qualcosa per ottenere quello che si vuole. In due partite si sono incassati 7 gol e fatto uno, i numeri parlano chiaro. Ora parte la caccia al colpevole che per i più è, ovviamente, l’allenatore. Il problema è che in campo ci vanno i giocatori, che ad arrivare sempre dopo sulla palla sono i giocatori, che a non tirare a porta sono i giocatori, che a rassegnarsi alla sconfitta in breve tempo sono i giocatori, che a non scartare un avversario e a giocare sui difensori sono i giocatori, etc. etc. Mazzarri ha sicuramente i suoi limiti, non è simpatico, fà un calcio che può non piacere, ma le sue squadre hanno sempre avuto delle caratteristiche precise che qui all’Inter appaiono fugaci e poi spariscono ancora più fugacemente. Parte delle responsabilità sono certamente dell’allenatore, ma se i giocatori in campo non rispondono ai dettami del mister, vanno molli sulla palla e non tirano mai a porta, è quanto meno dubbia l’idea che cambiare il responsabile tecnico, dia una svolta clamorosa. C’è da avere pazienza. La società non sprecherà denari per sostituire in corsa l’allenatore, sono passati quei tempi di morattiana memoria e forse è anche giusto così. Responsabilizzare i giocatori non è poi un male, specie nei momenti di difficoltà. Dunque piuttosto che accodarsi alle polemiche montate e ingigantite dai media, sarebbe meglio restare vicini alla squadra e a chi la guida, dandosi magari mille pizzichi sulla pancia, ma per il bene più alto ci può stare. Perchè se è vero che Mazzarri non è simpatico e magari fà un gioco difensivista, è anche vero che dà input ben precisi ai giocatori in campo. Se un attaccante o un centrocampista non opera come studiato in allenamento o va molle sul pallone e sui contrasti, si può dare la colpa solo a lui. Vedere giocatori che passeggiano in mezzo al campo, corrono senza senso, si fermano nei momenti di crisi o hanno un’aria svogliata perchè il risultato non è di loro gradimento, non mi rende Mazzarri più antipatico, ma mi fà piuttosto dubitare del valore caratteriale di più elementi. La Fiorentina si è dimostrata più squadra perchè ci ha creduto nella vittoria, perchè ci ha provato a vincerla e quando è andata in vantaggio si è chiusa senza distrazioni o follie difensive gratuite. Normalità. L’Inter è partita aggressiva, ma al primo gol è barcollata, al secondo è crollata e poi ha lasciato che arrivasse pure il terzo, tanto ormai…. Questa non è la normalità. Se è un momento di crisi, di “crollo delle certezze”, di affaticamento muscolare o di quello che sia sia, speriamo solo che passi in fretta. Che piaccia o no, solo Mazzarri in questo momento può fare qualcosa per cambiare le sorti e non perchè sia l’allenatore migliore del mondo. Eliminato lui, i giocatori avranno un alibi grande quanto una casa per continuare a giocare male e chiunque verrà dopo non potrà fare meglio del suo predecessore. Chi ha mercato si vedrà già con un altra casacca e chi è giovane spererà in un’altra chance altrove, nell’anno che verrà. A prenderlo in saccoccia saranno come al solito i tifosi. Se dopo un lungo valzer di allenatori nell’epoca post Mourino, è arrivato Mazzarri, è anche perchè, ricordiamolo, prima di lui in campo non si capiva chi doveva fare cosa, non esisteva un’idea di gioco, bello o brutto che fosse ed era facile dare la colpa all’allenatore. Ora si sa con chiarezza ad ogni giocatore che ruolo e compiti sono assegnati. Nel bene e nel male. E se uno non svolge il compito assegnato, la colpa in genere è sua, non di chi gli ha assegnato i compiti che di sicuro è corresponsabile, ma fino a un certo punto.

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