Inter-Sampdoria 2-1


A cavallo della telenovela dell’anno, i nerazzurri chiudono con la terza vittoria di fila dopo Parma, dopo il terremoto Icardi e dopo il Rapid Vienna. Quella con i blucerchiati è una vittoria importante, determinante per rimettere il terzo posto al sicuro dalla rincorsa delle avversarie, in primis i cugini rossoneri e scaccia crisi di gioco e, non ultimo, per allentare le tensioni dentro lo spogliatoio.

Bravo Spalletti a gestire tutto, dalle priorità come i risultati da fare alle problematiche venute fuori con forza nelle ultime due settimane relative al caso Icardi.

La partita con la Samp inizia bene, ma il gioco è contratto. Ne viene fuori una prima parte di gara briosa, divertente, ma senza grandi occasioni. L’Inter gioca, ma gli ospiti non mollano un colpo. Lautaro Martinez regge bene il ruolo di centravanti, ma non punge. Nella ripresa i blucerchiati partono forte, ma col passare dei minuti, complice la crescita di alcuni nerazzurri come Perisic e Nainggolan, i padroni di casa cominciano una pressione costante fino a coronare gli sforzi col tanto agognato gol di un rapace D’Ambrosio. La reazione avversaria è però immediata e bastano due minuti a Gabbiadini per pareggiare. Gli sforzi profusi sembrano vani, Spalletti butta nella mischia Candreva e Vecino. Il gol di Nainggolan mette il punto alla gara. La Samp non riesce più a ribattere, i tre punti sono nostri.

Buona la prestazione di chi è sceso in campo, De Vrij insormontabile, Nainggolan e Perisic rinati, Brozovic ancora al top. Si rivede un Politano frizzantino e un Gagliardini in palla. Seratona per D’Ambrosio. A Lautaro manca qualche centimetro e il gol.

Caso Icardi: togliere la fascia a Icardi è stata indubbiamente una decisione forte, ma apparentemente irrinunciabile. Le ingerenze della moglie/agente prima o poi avrebbero sortito questo risultato data l’invasività rispetto alla squadra tutta. Il vero errore è stato dare la fascia a un ragazzo sicuramente di grande prospettiva, ma ancora troppo acerbo per un ruolo storicamente ricoperto nell’Inter da uomini di ben altra caratura e maturità. Come finirà questa storia è davvero impossibile prevederlo, certo è che con un Marotta al comando con un paio di anni d’anticipo si potevano regolare certe situazioni molto prima, senza arrivare alle tragedie greche. Era ora però che si ripristinare un po’ di normalità e si restituisse equilibrio ai rapporti di squadra. Quello che conta, resta sempre e solo la maglia.

Amala.

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