Un anno fa, oggi: “Sensi viene dal Sassuolo, Barella dal Cagliari…”. Ricordate?

“Un anno fa oggi, 5 novembre, l’Inter perdeva a Dortmund con lo stesso risultato di Madrid: 3-2. Hakimi affondò l’Inter da avversario, molto di più di quanto abbia fatto martedì da nerazzurro. L’Inter, in vantaggio di 2 gol, fu rimontata dal Borussia. Con il Real, sotto di 2 reti, ha sfiorato il sorpasso. Ma la vera differenza è un’altra: Antonio Conte“.
Inizia così l’analisi del momento in casa Inter da parte della Gazzetta dello Sport.

A Dortmund sclerò in un’epica conferenza stampa, accusando la società per la coperta corta e per la propaganda di obbiettivi sproporzionati a una rosa incompleta e inesperta. «Sensi viene dal Sassuolo, Barella dal Cagliari…».
Martedì, in modo più sobrio, avrebbe potuto far notare le scarne opzioni offensive: se manca una metà della Lu-La, è già notte. E l’incompletezza del centrocampo. Se Vidal, affannato dall’interdizione, sbaglia tanto in costruzione è perché ricopre il ruolo che, nel progetto originario, spettava a Kanté, con il cileno incursore-trequartista, ruolo più consono alla sua attuale disponibilità atletica. Ma, Kanté a parte, era palese che in mediana l’Inter avesse bisogno di qualità dinamica, corsa e piedi buoni, perché il lunatico Brozovic non basta e l’innesto di Eriksen è fallito. Un De Paul sarebbe caviale. Invece Conte non si è lamentato, ha parlato solo della «crescita esponenziale» dei suoi. E’ come se, dopo la famosa resa dei conti del 25 agosto, Conte si fosse imposto un nuovo aziendalismo pubblico, in cambio dell’appoggio dei dirigenti che evitano proclami di gloria. Ma questo nuovo Conte anestetizzato fa bene alla squadra?

Non c’è il rischio che, a forza di ripetere «è solo questione di dettagli, siamo i migliori», poi la squadra ci creda e vada avanti a ripetere gli stessi errori? Così De Vrij, che si è distratto due volte con Gervinho, si distrae pure con Sergio Ramos. E’ con la concentrazione feroce che si sistemano i dettagli. Per stimolarla serve sottolineare gli errori, puntare il dito, scrollare la truppa, pungere l’orgoglio. Gasperini lo ha fatto dopo la manita del Liverpool: «Non corriamo più, non lottiamo più». L’Inter non è in «crescita esponenziale»: una vittoria nelle ultime 7 gare, uno stallo di 10 gol fatti e 10 subiti. «Chi viene a Madrid a giocare così?», chiede Conte. Lo Shakhtar, per esempio, che ha espugnato Valdebebas. E anche il piccolo Cadice che non aveva mai vinto a Madrid. Considerare più fedelmente la realtà aiuterebbe Conte a gestire al meglio il momento critico“.

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