Il 5 maggio 2002 e uno Scudetto buttato. Cucchi: “Io ero all’Olimpico, clima surreale…”


La tragedia dell’Inter si consumava esattamente 19 anni fa. Lazio – Inter 4-2, uno Scudetto quasi in tasca che invece va alla Juve (vittoriosa a Udine).
In esclusiva a Goal.com Riccardo Cucchi, storica voce di ‘Rai Radio Uno’, ripercorre le emozioni di quel pomeriggio.
“Ho un ricordo vivo dell’atmosfera surreale che si respirava allo stadio Olimpico di Roma, perché c’era tutta la Curva Sud sostanzialmente presidiata dai tifosi nerazzurri. Gran parte dello stadio vedeva sventolare insieme bandiere della Lazio e bandiere dell’Inter. C’era un clima estremamente favorevole ai nerazzurri, forti anche del gemellaggio molto solido fra le due squadre in quegli anni. Quello che ricordo prima di quella gara era questa condizione atletica un po’ scarsa da parte della squadra nerazzurra, stanca anche sul piano mentale, che non riusciva più a ritrovare se stessa. C’erano dei segnali di cedimento da parte dell’Inter“.

Quanto accade sul campo smentisce ogni previsione. Nel primo tempo la squadra di Cuper regge il passo, mentre nella ripresa crolla e vive il proprio dramma sportivo.
“La coppia più attesa, Vieri-Ronaldo, non riusciva a dare il meglio di sé – ricorda Cucchi – L’Inter appariva come una squadra slegata, con molti problemi, soprattutto di collegamento fra fase difensiva e attacco. Al contrario della Lazio, che appariva più sciolta, più libera mentalmente rispetto all’Inter.
La tifoseria della Lazio era divisa quel giorno a metà fra chi avrebbe voluto un successo dell’Inter e chi invece invocava dai laziali un comportamento coerente, perché la squadra era in corsa per la qualificazione alla Coppa UEFA e in caso di mancato risultato contro l’Inter avrebbe rischiato di passare per l’Intertoto, torneo molto faticoso. Quindi anche la Lazio aveva degli obiettivi. Era quella una squadra guidata da Zaccheroni, che aveva perso pezzi importanti l’anno prima, ma certamente aveva una freschezza mentale e atletica superiore di quella dell’Inter”.

“Al contrario – prosegue la storica voce di ‘Tutto il Calcio minuto per minuto’ – alcuni importanti calciatori dell’Inter non ressero il confronto. Prima di tutti Gresko, un difensore che non è particolarmente amato dai tifosi nerazzurri, e che commise una gaffe terribile sul gol di Simone Inzaghi. Tanti altri errori commessi da Materazzi… L’Inter non fu lucida, e soprattutto dopo l’intervallo si ripresentò sul campo secondo me poco concentrata, molto impaurita, paralizzata sul piano emotivo e psicologico oltre che sul piano fisico. Così si trovò in difficoltà nel secondo tempo molto più che nel primo, di fronte ad una Lazio che continuò a giocare e far gol. Sappiamo tutti come andò a finire, ovvero con un successo incredibile della Lazio, mentre la Juventus aveva realizzato due goal nei primi 11 minuti ad Udine”.

Un ruolo importante nella vittoria biancoceleste a Roma lo recita anche Diego Pablo Simeone, il grande ex, autore di una grande partita e di nuovo al top dopo aver saltato gran parte della stagione per la rottura del crociato.
“Assolutamente, è stato un giocatore importantissimo per la Lazio. – afferma Cucchi – Quando segnò il goal del 3-2, chi ha vissuto quella giornata e chi ha visto le immagini in tv lo ricorderà bene, non festeggiò. Ma non perché non fosse contento di aver segnato, parliamoci chiaro, ma perché aveva vissuto un’esperienza importante con la maglia nerazzurra e in qualche modo era legato all’Inter. Poi il grave errore di Gresko e il 4-2 finale di Simone Inzaghi”.

Di fronte al susseguirsi delle emozioni in campo, fu poi bizzarro il comportamento degli ultras biancocelesti.
“Anche la Curva Nord della Lazio, che solitamente ospita il tifo più acceso, ebbe un comportamento altalenante – ricorda Cucchi – Si gridava al gol quando segnava la Lazio, e qualcun altro cercava di zittire con i fischi chi esultava. Fu un qualcosa che accompagnò una rappresentazione calcistica in maniera assolutamente anomala. Non mi è mai più capitato di vivere una situazione nella quale una parte dei tifosi laziali esultava ai gol della propria squadra e c’era un’altra parte di tifosi che invece inveiva contro i suoi giocatori o cercava di coprire con i fischi chi esultava al gol. È un qualcosa che, ripeto, non si è mai più verificato, almeno nella mia storia personale, nelle partite che ho raccontato”.

“Ho delle immagini che mi sono rimaste impresse – rivela Cucchi – Mi ricordo l’uscita dal campo di Ronaldo (sostituito al 78′ con Kallon, ndr), testa bassa, veloce, e poi lui seduto sulla sua panchina, prima ancora che la gara finisse, con la testa fra le mani, lo sguardo fisso per terra e le lacrime per un traguardo, lo Scudetto, che vedeva ormai sfumato. Mi ricordo le lacrime di Materazzi, con quel famoso labiale. Naturalmente io non fui in grado di leggere, durante la partita, le parole del difensore, che, stordito da quel che stava succedendo, si rivolgeva ad alcuni giocatori della Lazio dicendo: ‘Ma come, vi ho fatto vincere uno Scudetto…’. Materazzi era infatti un giocatore di quel Perugia che nel 2000 riuscì a battere la Juventus 1-0 consentendo alla Lazio di vincere il suo secondo titolo.
Il 5 maggio è la sintesi perfetta della capacità drammaturgica del calcio”.
(FONTE: GOAL.COM)

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