ESCLUSIVO – Facchetti jr: “Barella simbolo del presente, avevo un debole per Matteoli… L’Inter di oggi? In piedi grazie a Marotta e Ausilio”


Gianfelice Facchetti, figlio dell’immenso Giacinto, si racconta in esclusiva a iotifointer.it.
La tua fede interista è, ovviamente, causata da papà?

“La mia fede interista nasce, come dici tu, per cause naturali…”.

Zenga, Bergomi, Facchetti, Oriali, Samuel, Cambiasso, Et’ò, Mazzola, Boninsegna, Mattheus, Rummenigge è la mia “Inter dei sogni”. E la tua qual è?
“Non ne ho una ideale, non ho undici campioni che sceglierei tra tutti perché mi sono infatuato di un’infinità di calciatori da perdere il conto e non sempre erano quelli più acclamati da stampa e tifosi. Possiamo dircelo: siamo stati fortunati perché con la maglia nerazzurra abbiamo potuto ammirare così tanti campioni da avere l’imbarazzo della scelta”.

A parte papà, il tuo idolo del passato e quello del presente?
“In passato avevo un debole per Gianfranco Matteoli, giocatore di rara intelligenza e classe, di cui si è sempre parlato troppo poco. Oggi punterei tutto su Barella: caso vuole, portato all’Inter proprio da Matteoli, che lo ha cresciuto a Cagliari. In mezzo, ripeto, tanti campioni e uomini veri come Materazzi, Cambiasso e Zanetti, per esempio”.

Un interista, per essere sinceramente tale, deve avere un’apertura mentale chiara, precisa, anche in considerazione dei motivi della fondazione (9 marzo 1908)?
“L’identità del tifo, purtroppo, nel tempo si è stemperata ma i sostenitori nerazzurri, meglio di chiunque altro, sanno, perché sono venuti al mondo e quale sia la cifra stilistica del loro club”.

Noi siamo “Brothers of the world”… Ma in che mondo stiamo vivendo?
“In un mondo spaccato da grandi disuguaglianze e senza una politica che abbia una visione del futuro, né dell’insieme.
Noi siamo gestiti… non più cittadini, ma clienti”.

Meglio perdere la passione o perdersi nella passione?
“Ognuno fa i conti con le sue di passioni tra lavoro e svago; credo sia meglio avere sempre qualcosa che faccia battere il cuore”.

Cosa ti aspetti dal tuo ultimo libro “C’era una volta a San Siro”?
“Che venga apprezzato, come sta accadendo, e che sia uno strumento di discussione su un tema di interesse collettivo”.

In termini di vendita come andò “Se no che gente saremmo”?
“Molto bene, al di là di ogni aspettativa ma la cosa più bella è stato vincere il “Bancarella Sport””.

Ed “Inter 110 anni di Storia”?
“E’ stato bello scrivere tutta la storia dell’Inter: il libro era ben costruito anche nell’insieme, poteva essere valorizzato di più forse…”.

Ti senti più scrittore, giornalista o regista teatrale?
“Attore, senza il teatro non sarebbe avvenuto nulla delle cose che faccio”.

Quanti sono gli Inter Club dedicati a papà?
“Ho perso il conto…”.

Quanti i centri sportivi?
“Tanti, Emilio, un sentimento senza confini”.

Gianfelice Facchetti e Emilio Vittozzi

Quante le strade o le piazze o le “zone verdi”?
“Non dico come quelle dedicate a Garibaldi ma Giacinto Facchetti è stato ed è ancora molto amato”.

A cosa stai lavorando in questo periodo?
“Presento il libro e faccio repliche di spettacoli che sono rimasti al palo per la pandemia; vivo e cerco di farlo al meglio”.

Come vedi l’Inter 2021/2022?
“Con cauto ottimismo, ci davano per morti e non lo siamo. Tutto il calcio è in crisi e deve ripensarsi. Abbiamo però dalla nostra ottimi dirigenti come Marotta e Ausilio che ci hanno tenuto in piedi nella maniera migliore possibile.
Avanti tutta e forza Inter!”.

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