L’EDITORIALE – Conte di qua, Conte di là: ma quello Scudetto all’Inter fu vera gloria?


A chi dobbiamo chiedere qualcosa in più? A Nicolò Barella che arriva dal Cagliari?“. Oppure: “A chi dedico questo Scudetto? Onestamente a me stesso“. Così parlava il Conte nerazzurro, sì quell’Antonio Conte che la stampa (amica) dà ora verso Napoli, ora di ritorno verso Torino (Juve) e che all’Inter nel 2021 portò lo Scudetto a distanza di 11 anni dall’ultimo, chiudendo il dominio della Juve che lui stesso aveva aperto. Appena firmato in nerazzurro (31 maggio 2019), su sua esplicita richiesta, l’Inter ingaggia Romelu Lukaku, il più costoso nella storia del club (75 milioni di euro). Arrivano anche Barella, Sanchez, Sensi, Godin, Lazaro, Biraghi, per una campagna acquisti mirata. Ancora più mirate le cessioni. Oltre a Mauro Icardi, porte chiuse a Perisic e Nainggolan, ceduti in prestito dopo alcune amichevoli prestagionali. A gennaio dentro pure Eriksen.
L’anno dopo altra roboante (e dispendiosa) campagna acquisti, ecco Hakimi, Vidal, Darmian e Kolarov, e il ritorno di Perisic e Nainggolan. Per farla breve, in due anni, con una rosa stellare, Antonio Conte riportò sì il tricolore a Milano, ma l’anno prima chiuse il campionato al secondo posto (Scudetto alla Juve di Sarri) e perse la finale di Europa League col Siviglia. In Champions (come in Coppa Italia) il percorso fu incolore per non dire scadente nel gioco e nei risultati, si arrivò alla semifinale di Coppa Italia (Inter eliminata guarda caso dalla Juve). Andiamo al suo stipendio, faraonico per i tempi (2019): firmò con l’Inter un accordo triennale (scadenza giugno 2022) sui 12 milioni di euro netti a stagione, ma il 26 maggio 2021 arrivò la risoluzione per divergenze d’intenti con la dirigenza sul futuro della squadra. Per lui la rosa non era competitiva, quindi salutò. Per gli estimatori, Antonio Conte portò all’Inter (oltre al tricolore) mentalità vincente e organizzazione, per i detrattori quello scudetto fu l’inizio del calvario economico finanziario degli Zhang. Il dopo Conte è storia contemporanea, proprio un’altra storia.

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