Altro che Inter favorita: è il Barcellona che dovrebbe ringraziare l’arbitro!

Le polemiche post Inter-Barcellona

Non si spengono gli echi della vittoria dell’Inter contro il Barcellona nella semifinale di Champions League. La stampa catalana e la dirigenza blaugrana, anche a distanza di giorni, insistono sull’operato dell’arbitro Marciniak. Gli errori del fischietto polacco sarebbero la causa del mancato approdo del Barcellona in finale. Fantomatiche decisioni tutte a favore della squadra nerazzurra sarebbero alla base della sconfitta.

Ci permettiamo di dissentire, non solo per una questione di tifo, ma anche e soprattutto perché i fatti dimostrano l’esatto contrario.


Il VAR parla chiaro

Il VAR ha chiarito, senza ombra di dubbio, che le recriminazioni degli spagnoli sono campate in aria e anche le decisioni prese sugli episodi più discussi sono state confermate dalle riprese televisive. Restano però quattro momenti della partita nel corso dei quali il fischio dell’arbitro è stato sempre a vantaggio del Barcellona.

Senza la tecnologia avremmo assistito a un confronto indirizzato molto diversamente. La versione catalana vuole che nelle decisioni dubbie sia stata sempre preferita l’Inter, ma è davvero così? Non crediamo proprio.

Episodio 1: Rigore negato a Lautaro

Il calcio di rigore per l’intervento di Cubarsi su Lautaro.
L’arbitro non lo assegna subito e fa cenno di proseguire, quindi nel dubbio favorisce il Barcellona. Poi fortunatamente interviene il VAR. Mi permetto di sottolineare che di solito si agisce al contrario: nel dubbio si assegna il penalty, poi si rivedono le immagini. Questo sarebbe stato un vantaggio per l’Inter? Ci vuole una bella faccia tosta!

Episodio 2: Fallo su Lamine Yamal

Il fallo di Mkhitaryan su Lamine Yamal.
Il direttore di gara assegna il penalty ai catalani, poi corretto dal VAR in una punizione al limite dell’area. Nel dubbio: fallo contro l’Inter. Se poi loro sono abituati a vedersi assegnare dei rigori anche per falli commessi fuori area, è un altro discorso. In questo caso farebbero meglio a tacere, le immagini sono inequivocabili.

Episodio 3: Lo sputo ignorato

Le proteste di Acerbi.
Né il direttore di gara, né i suoi collaboratori, né tanto meno tutto lo spiegamento delle telecamere, intercettano lo sputo di Inigo Martinez ad Acerbi (poi si è visto che delle immagini c’erano). Nel dubbio e senza certezze, l’arbitro sorvola sull’episodio.

Avesse visto e fosse intervenuto, sarebbe scattato subito il rosso per il difensore, e probabilmente avremmo assistito a un’altra partita. Nel 2010 per molto meno Thiago Motta al Nou Camp fu espulso dopo una manciata di minuti. Non mi pare che in casa blaugrana all’epoca ebbero qualcosa da ridire.

Episodio 4: L’occasione di Barella

L’episodio più clamoroso resta quello ai danni di Barella, allo scadere del primo tempo supplementare, con il nostro pronto a calciare a pochi passi dalla porta avversaria. Vogliamo considerarla una decisione a favore dell’Inter?

Non sappiamo se avrebbe fatto gol, ma di norma si fa finire l’azione, a maggior ragione quando si è in area. Evidentemente, presi dalla foga delle proteste, in casa catalana hanno dimenticato completamente l’azione.


Una narrazione distorta

Ora che si insista a parlare di presunti favori e di partita decisa dall’arbitro lascia basiti. Capiamo la reazione di Flick a caldo, possiamo scusare le parole dei giocatori catalani (Pedri su tutti) a fine gara, ma il comportamento del presidente, dei dirigenti e di una parte dei media spagnoli è inqualificabile.


Lezione di calcio e mentalità

Il Barcellona è probabilmente la squadra più forte d’Europa presa singolarmente, può vantare alcune individualità incredibili (Lamine Yamal ma anche altri). Va però sempre ricordato che il calcio è uno sport di squadra, nel quale bisogna saper attaccare, ma anche difendere.

Occorre saper coprire il campo secondo le esigenze proprie, ma guardare anche a ciò che fanno gli avversari. La loro mentalità, la loro scuola, il loro credo, li porta a cercare sempre un gol più degli altri. Bellissimo e condivisibile, ma è un sistema che talvolta si inceppa.


L’Inter e il peso della concretezza

Noi veniamo da un’altra scuola, forse meno spettacolare, ma comunque storicamente molto vincente e altrettanto rispettabile. Quando trovi una squadra messa magnificamente in campo come l’Inter dell’altra sera, ti devi curare anche dell’avversario e, quando occorre, devi essere pronto a modificare il piano tattico.

Da questo punto di vista, il gol di Acerbi nel recupero descrive meglio di tutto un tipo di mentalità che obiettivamente si fa fatica a condividere. A due minuti dalla fine, in vantaggio di un gol e dopo un palo clamoroso, qualsiasi altra squadra si sarebbe tirata 10 metri indietro, controllando senza tanti problemi la disperata ripartenza nerazzurra.

Una cosa che loro non fanno, è contraria al loro modo di intendere il calcio. Va benissimo, tanto di cappello! Però, quando poi le cose non vanno come si vorrebbe, non prendiamocela con l’arbitro, con gli avversari, con il destino cinico e baro.


Guardare in casa propria

Talvolta ammettere di aver sbagliato e lavorare sull’errore aiuta a crescere. Da una squadra e una società blasonata come il Barcellona sarebbe lecito attendersi tutto questo. Ma capiamo che è più semplice scaricare le colpe sugli altri.

Potenzialmente, nei prossimi anni gli spagnoli potrebbero far man bassa di trofei, se solo rivedessero leggermente alcune loro certezze. Non credo che lo faranno e dunque ci sarà ancora tanto spazio per gli avversari.


L’Inter guarda avanti

Quest’anno, la squadra più brava ad approfittare della loro supponenza è stata l’Inter, pronta a giocarsi ora le sue carte nel migliore dei modi, a fine mese, a Monaco di Baviera. Loro, come tanti altri, ci vedranno in televisione, rimuginando su ciò che poteva essere e non è stato.

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