Inter-Sampdoria 1-2


Niente drammi. Era improbabile che una squadra così discontinua come l’Inter di quest’anno, travolta da ogni sorta di sventura, per sua o altrui colpa, potesse realmente ancora credere di lottare per la terza posizione e un posto in Champions che pure avrebbe paradossalmente meritato, se non ci fossero state le prime cinque del campionato. E’ stato bello sognarlo, tornare a dare un senso a un campionato che era già bello che morto e sepolto da mesi, ma prima o poi bisogna fare i conti con la realtà. E lo schiaffo blucerchiato che all’andata costò il posto a un mai amato De Boer, oggi ci fa ritornare con i piedi per terra. Ben venga. A stento, se le prestazioni restano del livello di questo posticipo, potremmo sperare in una qualificazione in Europa League, purchè non si ripeta anche l’anno prossimo lo stesso copione in salsa europea, s’intende. Non sarà facile, ma è l’unico traguardo che ancora si può auspicare di raggiungere, salvo che in campo qualcuno si svegli, prima di parlare poi di stagione fallimentare.

La squadra messa in campo da Pioli appare fin da subito nervosa, chiaramente preoccupata di dover vincere per forza.

La Samp non è inarrestabile, ma gioca e quando può, fa paura. Il gol di D’Ambrosio, una bella dose di fortuna e lo scadere del primo tempo, rianimano un pò le anime perse dei nerazzurri. Nella ripresa gli ospiti rimettono quasi subito in pari la gara e i padroni di casa tornano a tremare nelle ginocchia. Gli errori tecnici si sprecano, le occasioni si sprecano, i cross si susseguono, ma tutti inutili, sterili, come nel primo tempo, così nel secondo. Tiri alle stelle, colpi di testa a vuoto, zampate alle stelle e intanto i blucerchiati collezionano pali. Quando ormai manca poco e la delusione si fa già sentire, arriva il colpo di genio, pardon di mano, di uno dei peggiori in campo, epico ormai solo per gli errori e all’arbitro non resta che fischiare il calcio di rigore, l’ennesimo a sfavore di quest’anno, ma tra i più eclatanti. Quagliarella non se lo fa ripetere due volte e tira una botta che Handanovic quasi si scansa per non andare in ospedale. Morale a pezzi e confusione totale. Il triplice fischio è quasi una liberazione: i tifosi, cinquantamila, possono darsi ai fischi di delusione e rabbia, i giocatori possono tirare un sospiro di sollievo tra delusione e vergogna, perchè non avranno più la condanna, autoinflitta, del dover vincere sempre. Ormai questo campionato è sul viale del tramonto e i più sperano solo che la notte arrivi presto, per ricominciare a sognare un nuovo anno, una nuova Inter, una nuova mentalità.

Pioli – Si fida dei nazionali tornati da poco, primo sbaglio. Si affida ai cambi ormai noti, odiose staffette di antica memoria, secondo sbaglio. Lascia in panchina uno dei pochi che poteva avere più energie e motivazioni dei 22 in campo, terzo sbaglio. Non gli si butta la croce addosso, ma ancora una volta perde malamente l’ennesima partita cruciale. Tanti sforzi, tanto lavoro e poche soddisfazioni, peccato.

Icardi – Una delle peggiori, se non la peggiore, delle partite dell’era Pioli. Sbaglia qualsiasi cosa, specie le occasioni a porta vuota. Parlare a fine gara di stagione fallimentare non è che un’ammissione di colpa.

Brozovic – Inguardabile e palesemente privo di qualsivoglia interesse per la vittoria finale. Tiri alle stelle, palle perse e un bel muro da perfetto pallavolista per confezionare il rigore della vittoria agli avversari. Bagagli già pronti?

Banega – Trotterella per il campo, si accende per pochi minuti dopo il gol del vantaggio. Sparisce letteralmente dopo l’uscita forzata dell’infortunato Gagliardini, il meno peggio del centrocampo.

Perisic – Corre tanto, ma è poco lucido e non è mai incisivo. Poteva avere un turno di riposo, non sarebbe stato un delitto.

Candreva – Come in altre occasioni, gioca da solo. O perde palla o fa un bel cross inutile e ne fa tanti. Un peccato vederlo giocare così. Un turno di riposo anche per lui non avrebbe offeso nessuno.

Ansaldi – L’unico a fare un pò di “rumore” in mezzo al campo. Troppo per uno solo…

D’Ambrosio – Gol fortunoso, ignorato dal compagno di reparto in fase d’attacco, si tiene a galla rispetto alla maggior parte dei colleghi.

Eder, Kondogbia, Joao Mario – Entrano, ma nessuno se ne accorge. Se non per pensare che poteva entrare qualcun altro.

 

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