Dimarco: “Le sconfitte nei big match ci facevano avere dei dubbi, oggi invece…”


Federico Dimarco a Dazn al termine di Atalanta – Inter 2-3.
“Penso che da un mese e mezzo a questa parte abbiamo cambiato modo di approcciare le partite, tralasciando la sconfitta con la Juve. Penso sia sotto gli occhi di tutti che stiamo cercando di risalire il prima possibile.
Le sconfitte negli scontri diretti? Quando perdi 5 big match su 5 ti vengono i dubbi, oggi invece capisci che puoi vincere in ogni campo.
La sosta Mondiale? Abbiamo giocato 21 partite in due mesi e mezzo, la sosta fa bene a tutti e quando si riparte alzeremo il livello di prestazioni”.

Dimarco: “Scudetto? Siamo tutte lì, la rimonta è possibile, la Juve ci riuscì partendo da -11”

Federico Dimarco, l’uomo del momento in casa Inter, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport, partendo dalla grande prestazione offerta contro il Bologna. “La doppietta? E’ stata un’emozione, ma non mi sono fatto un regalo da solo, il regalo è di tutta la squadra perché, al di là della doppietta, abbiamo vinto insieme ed è ciò che conta. È giusto che la gente critichi per le 5 sconfitte in A, che sono troppe, ma mancano tante partite. E, tralasciando il Napoli che ora sta benissimo, le altalene le hanno anche le altre: siamo tutte lì, non è solo e sempre l’Inter in crisi…. La Juve una volta ha già rimontato 11 punti… E poi pensiamo all’anno scorso: eravamo a +8 e poi abbiamo visto come è finita. Può succedere di tutto, nel calcio non si sa mai. Non sarà facile, ma posso dire che daremo il 100% per arrivare più in alto possibile”.

Le parole di Dimarco

“Io posso raccontarvi solo del mio tifo che nasce in famiglia: neanche ricordo la prima a San Siro, avrò avuto tre anni. Da lì ho iniziato a seguire l’Inter ed è diventata, in senso buono, una droga. La mia passione. Giocavo il sabato o la domenica mattina, poi dritto allo stadio. L’ultimo anno in cui ho frequentato tanto era il ‘10: col Barça in semifinale ero al primo verde, mai visto il Meazza vibrare così. E a Madrid? Lasciamo stare… Avevo un torneo, non sono potuto andare. Troppo facile dire che, un giorno, una finale di Champions vorrei giocarla io con questa maglia. Sono cresciuto in Porta Romana, era il mio mondo, al massimo andavo in centro, anche se da subito i tanti allenamenti non mi permettevano di girarla molto. Ma negli anni l’ho vista cambiare: si è evoluta, è cresciuta. Per me è la città più bella di tutte”.

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