Simone Inzaghi, chiamatelo pure top coach. La Premier lo cerca ma lui sta bene all’Inter

Lo scudetto numero 20 sarebbe, anzi è, la consacrazione di Simone Inzaghi. “È il passo successivo alla finale di Champions raggiunta la scorsa stagione che aveva fatto conoscere l’allenatore a livello internazionale – scrive Gazzetta.it -. Ora c’è il trofeo, oltre gli applausi. Ora c’è quel successo smarrito due anni fa che è stata l’origine di tutti i mali, pardon, di tutte le critiche. Critiche da cui Inzaghi è uscito alla grande: se non fosse abusato come termine, si potrebbe dire che l’allenatore potrà essere citato in futuro sulle enciclopedie, sotto la voce “resilienza”.
Oggi Inzaghi è un top coach. Ci sono i top player e poi ci sono gli allenatori che aggiungono. Simone ha aggiunto e questa cosa l’hanno colta in tanti. In Inghilterra, ad esempio, è più di un sussurro il fatto che sia finito nella lista degli allenatori messi nel mirino per il dopo Klopp a Liverpool. È la logica del mercato, lo sa anche Inzaghi e la cosa mica gli dispiace. Ma lui a Milano sta bene e non è un modo di dire, sia per motivi familiari sia per ambizioni sportive: sa bene anche lui che il vantaggio accumulato rispetto alle altre in Italia non sarà facilmente colmabile, che l’Inter in termini di programmazione è decisamente avanti. Tanto per dire: in linea teorica, con gli acquisti di Taremi e Zielinski il mercato della prossima stagione potrebbe essere già finito prima di cominciare. Vincere è bello, allora, continuare a farlo lo è ancora di più perché non sono tanti gli allenatori ad esser riusciti ad aprire un ciclo di successo in nerazzurro, lungo più di due stagioni: Herrera, Mancini, Bersellini e Trapattoni. Questo lo sanno anche i dirigenti, che non vedono problemi intorno a un rinnovo di contratto oltre la scadenza 2025. Non è questo il tempo, si andrà – come accaduto in passato – a fine stagione nell’interesse di tutti, anche dello stesso allenatore. L’idea è quella di proporre a Simone un rinnovo fino al 2026, magari con opzione fino al 2027, con immaginabile sensibile ritocco rispetto ai 5,5 milioni di euro di stipendio attuali”.
(FONTE: GAZZETTA.IT)

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