Caso Joao Mario: il TAS dà ragione all’Inter, niente risarcimento da 30 milioni allo Sporting Lisbona
Oltre alla storica qualificazione in finale di Champions League, l’Inter ha ottenuto recentemente un’altra vittoria importante, questa volta in tribunale. Il TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) di Losanna ha respinto il ricorso dello Sporting Lisbona, che chiedeva un risarcimento da 30 milioni di euro per il trasferimento a titolo gratuito di Joao Mario dal club nerazzurro al Benfica.
La clausola contestata
Alla base del ricorso dello Sporting vi era una clausola inserita nell’accordo del 2016, quando Joao Mario passò dallo Sporting all’Inter per 40 milioni. Il contratto prevedeva un diritto di prelazione a favore dello Sporting nel caso in cui l’Inter avesse ricevuto un’offerta da un altro club portoghese. Se l’Inter non avesse rispettato questa procedura e il giocatore fosse comunque finito a un altro club affiliato alla federcalcio portoghese, allora sarebbe scattata una penale da 30 milioni.
Nel luglio 2021, Joao Mario ha però rescisso consensualmente il contratto con l’Inter ed è poi passato a parametro zero al Benfica, scatenando così la reazione dello Sporting, che ha accusato il club italiano di aver aggirato la clausola strutturando un’uscita “pilotata”.
Le tesi dello Sporting
Secondo lo Sporting, l’Inter aveva eluso volontariamente la clausola. Sosteneva che la rescissione fosse solo una mossa per evitare di ricevere un’offerta formale dal Benfica, e quindi evitare il versamento dei 30 milioni. L’accusa era dunque di malafede e di un trasferimento mascherato.
La difesa dell’Inter
L’Inter ha respinto le accuse, sostenendo che:
- Non era mai arrivata un’offerta scritta da parte del Benfica;
- La clausola da 30 milioni non era autonoma, ma subordinata alla clausola sul diritto di prelazione attivabile solo in caso di un’offerta concreta;
- La rescissione del contratto era legittima e motivata da ragioni economiche e sportive;
- Il Benfica ha tesserato il calciatore come free agent, non attraverso un trasferimento.
L’Inter ha anche definito la clausola nulla e immorale, in quanto violerebbe la libertà contrattuale dei giocatori.
Le chat rivelate dal TAS (fonte Calciofinanza.it)
Tra gli elementi esaminati dal tribunale vi sono anche scambi WhatsApp tra i protagonisti della vicenda (fra cui Ausilio, ds dell’Inter):
- A marzo 2021, il DS dello Sporting, Hugo Viana, contattava Ausilio (Inter) per chiedere informazioni su un possibile ritorno di Joao Mario. Ausilio rispondeva: “Possiamo accettare solo un trasferimento definitivo. Dobbiamo essere onesti”.
- A giugno, lo Sporting proponeva tramite Viana un’offerta da 3 milioni più 2 di bonus, considerata troppo bassa dall’entourage del giocatore.
- Il presidente dello Sporting, Frederico Varandas, si scusava con Joao Mario per l’offerta iniziale, spiegando che era solo un punto di partenza. Ma il giocatore, deluso, lamentava mancanza di rispetto e dichiarava di non voler attendere oltre.
Questi dialoghi hanno confermato che lo Sporting stava negoziando, ma che l’accordo non è stato raggiunto anche per motivi economici.
La decisione del TAS
Il TAS ha ritenuto che:
- Non vi è prova di un’offerta scritta da parte del Benfica.
- Il trasferimento al Benfica è avvenuto dopo una legittima rescissione, non attraverso un passaggio diretto.
- La clausola da 30 milioni non è applicabile, poiché legata a una condizione (offerta scritta) mai verificatasi.
- Non c’è stato comportamento in malafede da parte dell’Inter, né prove di vantaggi occulti.
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