Il ‘caso Guida’ e la morte del calcio degli onesti: non arbitra il Napoli e ora starà tranquillo

In Inter – Lazio, terminata 2-2, l’arbitro Marco Guida era Avar. Probabilmente era sereno quando è stato richiamato dall’arbitro Chiffi nell’occasione del mani di Bisseck mentre in un’altra circostanza – vedi la spinta di Rovella su Bisseck – ha preferito sonnecchiare. In un’Italia sana, dove si gioca un calcio sano, a quella recente dichiarazione choc dell’arbitro internazionale Marco Guida di Pompei i vertici dell’AIA avrebbero dovuto dare seguito, approfondire il caso, forse aprire un’inchiesta, per lo meno ascoltarlo le sue ragioni e capire se in passato abbia subito pressioni, minacce, ricatti. Se è stato intimidito. Niente. Silenzio. Omertà. Eppure le sue parole pronunciare poco più di un mese fa pesarono e pesano come macigni sul calcio degli onesti. Raccontatelo ai bambini tutto questo, di un arbitro che non vuole dirigere il Napoli perchè ha paura. Ma non per questo ha smesso di arbitrare le altre squadre, le avversarie del Napoli. E con quale spirito le ha arbitrate? Scendeva in campo sereno?

Cosa disse Marco Guida di Pompei: “Ho deciso di non arbitrare il Napoli, voglio stare tranquillo”

L’arbitro internazionale Marco Guida, originario di Pompei, ai microfoni di Radio CRC, nel corso della trasmissione ‘A Pranzo con Chiariello’: “Eliminazione limiti territoriali? Ci tengo ad essere trasparente sulla questione. Non c’è nessun retropensiero, il nostro designatore arbitrale Gianluca Rocchi può scegliere il miglior arbitro per la miglior partita. Noi siamo persone per bene. Io e Fabio Maresca possiamo arbitrare tranquillamente a Napoli ed è molto probabile che avvenga. Sia io che Fabio abbiamo deciso di non arbitrare il Napoli poiché il calcio viene vissuto in maniera diversa da altre città come Milano anche se abbiamo avuto la proposta. Non ci sono linee territoriali, abbiamo fatto solo quello che riteniamo fosse più opportuno.
Io vivo la città di Napoli e abito in provincia. Ho tre figli e mia moglie ha un’attività. È una scelta personale. La mattina devo andare a prendere i miei figli e voglio stare tranquillo. Il calcio da noi viene vissuto con molta emotività. Quando ho commesso degli errori non era così sicuro passeggiare per strada così come andare a fare la spesa. Pensare di sbagliare ad assegnare un calcio di rigore e di non poter uscire 2 giorni di casa per svolgere le mie attività sportive non mi fa sentire sereno. L’AIA ci ha dato piena libertà di poter arbitrare qualsiasi squadra in qualsiasi momento”.

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