Piero Ausilio, 25 anni di Inter. “Devo tutto a Moratti. L’acquisto più difficile? Lautaro: avevo l’1% di possibilità di prenderlo…”


Piero Ausilio festeggia 25 anni di Inter. Successi, delusioni, ripartenze, trionfi. Il rapporto con Moratti, la promozione con Thohir, la fiducia di Steven Zhang. E i colpi di mercato. Così Ausilio in un’intervista a Radio Tv Serie A.
“Non è facile stare all’Inter per così tanto tempo, ma io ho sempre pensato di dare il massimo, onestamente. La cosa di cui sono più orgoglioso è aver lavorato con tre proprietà completamente diverse tra di loro. La famiglia Moratti mi conosceva, ma poi poterlo fare con Thohir e ora con Zhang vuole dire che vieni messo alla prova e qualcosa hai dimostrato. Non è scontato che resti, ma la premessa è saper lavorare e aver voglia di far bene col gruppo di lavoro”.

Piero Ausilio con Marotta, Baccin e Zanetti in tribuna per Torino – Inter

Gli esordi

“Devo tantissimo a Moratti perché mi ha permesso di entrare nella sua Inter. Credo di aver fatto con lui 15 anni. Il vero cambiamento è stato l’era Thohir perché mi diede lui di fatto l’incarico di ds. Ci sono stati momenti di difficoltà. Zhang è arrivato a novembre 2016, era stata acquistata a giugno. Col suo arrivo cominciò un nuovo percorso. Sono stati tre momenti diversi, per cui li ringrazio tutti e tre”.

Gli acquisti indimenticabili e… difficili


“Sono tanti gli acquisti di cui vado orgoglioso, storie belle e particolari. Quella di Lautaro è una storia particolare: era dell’Atletico e quando prendi un aereo sapendo che hai un 1% di possibilità di farcela… Sono stati quattro giorni pazzeschi. C’era una clausola che Lautaro non voleva esercitare perché era legato al suo club d’appartenenza. Ci fu grande lavoro di squadra, mi diede una grande mano Zanetti, c’era Milito come ds del Racing e un presidente durissimo. La sera ci fu una partita disastrosa per noi perché con una mano già stretta Lautaro fece tre gol e un rigore procurato contro l’Huracan. Ci costò qualcosa in più. Sono legato anche ai più estrosi, Balotelli non ha fatto la carriera che doveva fare per colpe sue ma mi legano ricordi bellissimi. La scoperta e la trattativa per dargli la possibilità. Se l’è giocata al 70% perché era veramente bravo.

Strappare Pavard al Bayern non è stato facile, l’allenatore e il club non volevano privarsene. Ma di solito quello che sembra più scontata, un minuto prima succede qualcosa. L’acquisto saltato più clamoroso? Qualcuno meglio non ricordarlo… Faccio però il nome di una persona incredibile, Pierluigi Casiraghi, mio secondo padre sportivo che vedeva i giocatori bravi prima degli altri. Tornò con Fabregas visto a 16 anni, facemmo di tutto per prenderlo ma andò via dal Barcellona per andare all’Arsenal”.

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